La chiusura dei negoziati chiama ad interrogarsi sulle strade del cambiamento, a tutti i livelli.
Il Consigliere PDCS, Lorenzo Bugli, invita alla riflessione sulle riforme istituzionali: quale futuro per il Consiglio Grande e Generale e quale ruolo per i Consiglieri? E' l'interrogativo se “il Parlamento, nella sua attuale organizzazione, sia adatto ad affrontare le sfide” che discenderanno da una maggiore integrazione. Evoca due concetti: “autonomia e competenza”, ora ancora più importanti, per Bugli, nella prospettiva del rapporto con le istituzioni europee; mentre invoca un Consiglio “dinamico, rigoroso e di qualità”. Chiede impegno comune per valorizzare la figura del Consigliere, attraverso riforme che ne rielaborino il ruolo. “Non per forza consigliere di professione – specifica Bugli – si tratta di trovare una chiave per “riconoscerne la dignità, agevolarlo nello studio, eliminando gli ostacoli che scoraggiano l'accesso al Consiglio da parte di persone capaci, ma senza le risorse necessarie, a partire dal tempo”. Occhi della politica puntati sul tema e in maniera trasversale.
Piena condivisione sulle riflessioni del Consigliere Bugli viene dal Capogruppo di Repubblica Futura, Nicola Renzi, che però puntualizza: “Si confidava nell'istituzione di una commissione ad hoc in questa legislatura”. Ricordando l'ordine del giorno di RF “che giace da mesi in Consiglio”, commenta amaro: “Si sta perdendo un'altra occasione”.
Anche nella sessione che si apre domani, ri-calendarizzato il dibattito per l’istituzione della Commissione Speciale sulle Riforme Istituzionali, ma non è certo si riesca ad avviarlo, visti i tanti commi in agenda.
Il Segretario agli Interni, Gian Nicola Berti, rimanda le accuse al mittente: “Non siamo arrivati a quel comma per l'ostruzionismo delle opposizioni”. Sulle riforme istituzionali, poi, pone un distinguo: “Sono necessarie quelle che rendano più efficiente l'apparato dello Stato”, ma no al politico di professione, “non in un Paese di 30mila persone” – osserva – chiedendo piuttosto “semplificazione e snellezza delle leggi”. E mette in guardia dal rischio di perdere identità, invece di “valorizzare un ordinamento giuridico di diritto comune, dal quale dovremmo cercare di imparare di più – dice - perché sistema vincente”.