La comunicazione ufficiale, dalla Farnesina, è arrivata, e la voce che ieri circolava con forte insistenza avrebbe trovato conferma nella mattinata di oggi: il ministro degli esteri italiano, Gianfranco Fini, non salirà sul Titano lunedì mattina. Uno slittamento dovuto ai tempi, troppo ristretti per trovare la soluzione auspicata, di un’integrazione, cioè, all’accordo di cooperazione economica. Il lavoro compiuto è di grande importanza e va assolutamente salvaguardato, le parti però dovranno approfondire ulteriormente l’aspetto spinoso dell’articolo 1. A San Marino, e alla Democrazia Cristiana in particolare, non piace quel riferimento all’impegno, da parte sammarinese, a recepire, nell’ordinamento della Repubblica, i principi e gli istituti rilevanti della normativa comunitaria e italiana in materia finanziaria. Il Segretario di Stato per gli Affari esteri sta procedendo, a Roma, in una serie di incontri con i più stretti collaboratori di Fini, con altri esponenti del Governo, ministri e vice ministri, per verificare le condizioni di un adeguamento del testo. Confronti seguiti anche dai rispettivi ambasciatori. Secondo le prime indiscrezioni le volontà di trovare una soluzione ottimale ci sono tutte, servono i tempi tecnici necessari per trasferirle nell’intesa. Nella capitale ci sono anche il Segretario della Democrazia Cristiana, Pier Marino Menicucci e il Capogruppo, Claudio Podeschi, che a Montecitorio si sono intrattenuti a colloquio con diversi esponenti del mondo politico italiano e, in particolare, con il Presidente della Commissione esteri della camera dei Deputati, Gustavo Selva. A loro i due dirigenti democristiani hanno illustrato le ragioni della posizione assunta, ribadito l’importanza dell’intesa che si deve perfezionare, la necessità che questa rispetti e salvaguardi al massimo livello le prerogative della Repubblica. “Non possiamo assolutamente ragionare – hanno spiegato al presidente Selva – sulla possibilità che la legislazione italiana sia considerata vincolante per il nostro Paese, pur riconoscendo la necessità di garantire operatività ed equilibrio alle parti in azione”. Al Presidnete della Commissione Esteri della Camera è stato anche ribadito che quello aperto non è certo un contenzioso con l’Italia, ma semplicemente l’intenzione di poggiare l’accordo sui binari giusti del rapporto di profonda amicizia che lega i due paesi. Sensibile e molto attento il presidente Gustavo Selva, che ha condiviso le ragioni e assicurato ai vertici della Dc sammarinese che si troverà la soluzione più idonea.
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