Solo una questione di natura tecnico ha impedito di inserire la ratifica della convenzione contro le doppie imposizioni fiscali nella sessione della Camera dei Deputati, il rispetto di una prassi consolidata, e non una disattenzione politica. Parola di Giorgio Girelli, ambasciatore di San Marino in Turchia ma soprattutto, in questo caso, profondo conoscitore delle procedure istituzionali: è stato direttore del Senato Italiano dopo aver ricoperto diverse cariche non solo a Palazzo Madama ma anche alla Presidenza della Repubblica. Per Girelli ha ragione Pasquale Valentini quando afferma che “l'atteggiamento dell'Italia non è affatto cambiato”. “Il progetto di legge – spiega – non poteva approdare all'Assemblea di Montecitorio non avendo ancora concluso l'esame in Commissione Esteri. Se anche l'atto fosse stato pronto per l'Assemblea – aggiunge l'ambasciatore Girelli – il vaglio in aula non sarebbe stato praticabile”. Già l'attività del parlamento è limitata, a Camere sciolte, e questo a maggior ragione quando l'attività legislativa si interrompe per una crisi di Governo. Le eventuali deroghe riguardano solo le materie che non richiedono l'intervento del Governo o atti indifferibili. Un piccolo varco è aperto – spiega Girelli – per i disegni di legge ordinari, quando si tratta di evitare responsabilità internazionali o comunitarie. L'ordine del giorno di martedì prossimo prevede la ratifica di convenzioni internazionali ma solo per gli atti già approvati dal Senato. La legge sulle doppie imposizioni è invece ancora in prima lettura, diversamente da quella per il riconoscimento dei titoli di studio. “A dimostrazione - commenta Girelli – dell'assenza di retropensieri nei riguardi del Titano”.
Sergio Barducci
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