Era un esito annunciato, viste le decisioni che già gli organismi dirigenziali del PdD avevavo asunto, e alla fine il parlamentino dei democratici, chiamato a licenziare definitivamente l’intesa raggiunta al tavolo delle trattative, ha ufficializzato il via libera alla formazione del nuovo governo. Un governo di contenuti, come già gli altri due partiti che nei loro organismi lo hanno approvato lo hanno definito, basato sulle cose da fare e non sulle formule o sulle poltrone. E proprio sulle cose da fare mette l’accento il Consiglio di direzione del PdD, sottolineando gli impegni assunti con l’accordo per l’attuazione delle priorità del governo straordinario. Un percorso già segnato quello del nuovo esecutivo, che dovrà garantire passaggi precisi in tema di riforme istituzionali, rilancio dell’economia, interventi di carattere sociale. Al tavolo delle trattative le forze politiche si sono impegnate a rispettare una serie di vincoli: le dimissioni immediate dell’attuale governo, e questo avverrà subito in apertura di settimana, cioè lunedì mattina; poi l’apertura al contributo delle forze politiche che il 3 novembre scorso hanno approvato l’ordine del giorno; poi ancora che il metodo di governo attivi le sei sedi di elaborazione sul programma, con un gruppo di lavoro che coordini il progetto. I democratici in pratica fanno sapere che vigileranno perché l’azione del governo straordinario sia quella già prestabilita, che i tempi della realizzazione siano quelli strettamente necessari per poi andare ad elezioni anticipate. Il governo che si formerà dovrà essere di svolta, la sua straordinarietà è espressa anche dalla decisa riduzione delle Segreterie di Stato, la riforma della legge elettorale affrontata dalla commissione speciale nel più breve tempo possibile. Con 45 voti a favore, 4 contrari e 6 astenuti, il parlamentino del PdD approva quindi il progetto per un nuovo esecutivo a patto che le intese raggiunte siano rispettate. Ogni eventuale modifica di percorso dovrà essere – dichiarano i democratici – passato al vaglio degli organismo dirigenti fino ad arrivare, se necessario, all’assemblea degli aderenti. A questi obblighi il consiglio di direzione del PdD vincola il mandato appena conferito.
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