Roma 31 marzo 1939: 75 anni dalla convenzione di buon vicinato con l'Italia
Il linguaggio è come sempre quello ufficiale e burocratico dei trattati. Seguono le firme del segretario di stato della Repubblica di San Marino, Giuliano Gozi e del Ministro degli Affari Esteri italiano, conte Galeazzo Ciano.
La firma della convenzione - ratificata in settembre con la firma di Vittorio Emanuele - sancisce il consolidamento dei buoni rapporti tra San Marino e lo stato che lo ingloba, supera le precedenti del 1862 e 1897, pur lasciando intatta la formula dell'amicizia protettrice dell'Italia - data per giunta in esclusiva - che solo nel 1971 – con un accordo aggiuntivo - verrà eliminata.
Negli anni del fascismo sammarinese la comunanza di intenti con quello italiano aveva portato numerosi benefici: la linea ferroviaria che collegava la Repubblica a Rimini, venne inaugurata il 12 giugno 1932, sviluppando la sua vocazione turistica.
Negli anni che intercorrono alla firma del '39 la parte storica medioevale del Titano verrà restaurata sotto la guida dell'architetto sammarinese Gino Zani e un certo sviluppo edilizio contribuirà alla crescita economica della Repubblica.
Il popolo sammarinese – organo del fascismo al potere dal 1923- scriveva all'indomani dell'accordo: la convenzione non appartiene al genere di quei patti che ai tempi che corrono, gravidi di eventi internazionali, molti stati più o meno si affannano a stringere nell'intento o nell'illusione di salvaguardare maggiormente la propria integrità.
Hitler scatenerà la guerra in quel settembre 1939 e quanto scritto dal popolo sammarinese sarà smentito dai fatti.
Tuttavia la convenzione è ancora in vigore dopo 75 anni.