San Marino: Civico 10, passo in avanti sui diritti civili
Marino ha la possibilità di fare un passo avanti decisivo nella tutela dei diritti
dei suoi cittadini.
Ha questa possibilità grazie all’impegno e alla coscienza civica dei firmatari
di due istanze d’arengo che portano all’attenzione della politica delle vere
e proprie brutture della nostra giurisprudenza: la condanna penale per
la donna che ricorre all’aborto e la palese discriminazione di fronte alla
legge che devono subire le coppie dello stesso sesso, a cui è impedito un
riconoscimento giuridico al pari di quelle eterosessuali. La prima richiede una cosa semplicissima: la depenalizzazione dell’aborto, che oggi è punito con pene fino a tre anni di reclusione da una legge che definire medioevale è un eufemismo. Basti pensare che sono presenti distinzioni fra le motivazioni del gesto: stupro, incesto, situazione di indigenza, età molto avanzata della donna non sono neppure presi in considerazione; l’unica attenuante è rimandata a questioni di “onore”, per esempio nel caso in cui il feto sia stato concepito al di fuori del matrimonio. L’istanza, molto correttamente, non entra nel merito di una eventuale regolamentazione di una materia, come quella sull’aborto, che deve nel caso scaturire da un dibattito approfondito fra tutti gli attori della società civile, oltre che politici, e che potrà verificarsi a breve grazie alla recente presentazione di un PdL di iniziativa popolare in merito. La seconda è invece un’istanza che va a colpire una vera e propria discriminazione, che pone il nostro Paese al di fuori dalla tutela di uguaglianza davanti alla legge garantita dalle più comuni convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo, di cui siamo firmatari. A San Marino una coppia di cittadini omosessuali non può vedere riconosciuti i propri diritti civili davanti alla legge, con tutte le conseguenze negative che ne derivano dal punto di vista normativo, oltre che psicologico. Si tratta, in questo caso, di una materia che molti cittadini tendono a sottovalutare perché non sentono “propria”. Riteniamo invece che, qualora si parli di diritti della persona, l’attenzione dovrebbe essere massima da parte di tutti e che una democrazia libera e laica non possa esimersi dal tutelarli soprattutto quando, come in questo caso, non si vanno a toccare i diritti di nessun altro soggetto. I diritti della persona non possono essere violati dalla volontà, o dall’orientamento
sessuale, o dalle credenze religiose, della maggioranza. I diritti della persona sono per loro definizione inviolabili, e tutelati dalla normativa internazionale. Un Paese che non tutela il diritto all’uguaglianza davanti alla legge per tutti i suoi cittadini, indipendentemente dal fatto che essi siano pochi o molti, è un Paese incivile.
comunicato stampa
Civico 10