San Marino: Commissione Esteri, è scontro sulla stampa, passa il famigerato art.7
Nella seduta del 30 aprile scorso l'esame si era fermato alla discussione dell'articolo 7 :“Autorità garante per l'Informazione”: l'articolo viene approvato e gli emendamenti dell'opposizione respinti solo dopo i duri interventi dei commissari di minoranza che sollevano dubbi sulla risoluzione messa in atta dall'esecutivo per sciogliere il nodo su cui la Commissione si era arenata lo scorso 30 aprile, ovvero l'eliminazione della Commissione di vigilanza. Il
problema“è stato risolto in modo incredibile- osserva Marco Podeschi, Upr- mantenendo la commissione, non mi sembra una grande trovata, si creano quindi tre organismi, mi chiedo quale
autorevolezza possano avere”. I commissari di minoranza contestano poi la presentazione di un emendamento da parte del governo successivo alla discussione dell'articolo stesso, ritenendola una forzatura del regolamento, ma i commissari di maggioranza ritengono lecita la tempistica per un proposta di modifica tecnica. La polemica prosegue nell'articolo successivo, aggiuntivo all'articolo 7, proposto dal governo, che reintroduce proprio la commissione di Vigilanza. Matteo Zeppa, Rete, contesta la nomina del presidente in seno alla stessa commissione: “Significa che la presidenza sarà sempre della maggioranza, si continua a utilizzare pugno di ferro”. Alessandro Mancini, Ps, punta il dito sul ridimensionamento del ruolo dell'organismo:“La commissione aveva numerosi e importanti compiti, ora le viene limitato il ruolo di controllo sulle trasmissioni politiche durante la fase elettorale e poi è da precisare quali trasmissioni saranno sotto oggetto di vigilanza”.
Dopo una pausa di confronto, il segretario di Stato Iro Belluzzi riformula l'articolo sulla base delle osservazioni fatte e propone quindi di inserire al comma 2 che la nomina del presidente
avvenga tra le liste di minoranza e al comma 6 che 'compete alla commissione di Vigilanza la conoscenza preventiva delle linee di programmazione politica semestrale radiotelevisiva'. Ma
poiché la modifica ulteriore dell'articolo 7 forza nuovamente il regolamento, in quanto presentato successivamente alla discussione del testo, il presidente Marino Riccardi chiede il consenso di tutti i gruppi per la sua messa al voto. Tutti acconsentono, ritenendo questa forzatura giustificata, e
'articolo 7 aggiuntivo viene approvato.
All'articolo 8, “Codice deontologico degli operatori dell'informazione”, la nuova versione del governo accoglie al comma 2 due emendamenti di C10 e Upr che attribuiscono il compito di elaborare e approvare il codice alla Consulta e non più all'Authority. Tutti gli altri emendamenti sono respinti.
L'esame prosegue in modo più rapido: approvati, senza che gli emendamenti dell'opposizione siano accolti, gli articoli 9, “Abilitazione alla professione del giornalista” e 10, “Requisiti
per l'ammissione all'esame per l'abilitazione alla professione di giornalista”, 11 “Pratica giornalistica”. All'articolo 12 “Prova di idoneità professionale, Commissione d'esame”, viene
accolto l'emendamento di Upr per eliminare la specifica che l'esame 'si svolge in Repubblica', considerato pleonastico.
Anche all'articolo 13, “Tesserino dei giornalisti- Press card”, viene accolto un emendamento dell'Upr. Approvato senza emendamenti l'articolo 14, “Registro speciale dei giornalisti”. Colpo di scena all'articolo 15, “Operatore dell'informazione inviato presso la Repubblica di San Marino”, che dopo un dibattito sulla non opportunità dei paletti richiesti agli inviati di testate straniere, non viene approvato (10 voti contrari, 3 favorevoli). Rete e Su-C10 avevano proposto poco prima, con due emendamenti simili, di eliminare interamente il testo. Per Zeppa di Rete l'articolo 15 è medioevale: “Si vanno a dare pratiche di accreditamento-
stigmatizza il commissario- e non ci può stare se a San Marino viene un giornalista di inchiesta che dovrebbe invece potersi tutelare. Gli si chiede di accreditarsi, mettere in moto consulta e
segreteria, gli si dice che non può restare a San Marino più di 20 giorni, è un modo di cacciare il giornalismo di inchiesta perché a qualcuno ha fatto molto male, ma ad altri ricordo che ha aperto gli occhi. Ricordo come il giornalista di Report non abbia comunicato la sua presenza in Repubblica per intervistare Vendemini e non credo che la Gabanelli avrebbe dovuto farlo. Si evitano in altri modi servizi falsi, questo è un passo indietro per il giornalismo di inchiesta”. Il commissario Podeschi, Upr, mette in guardia dai rischi connessi a tale articolo: “Capisco lo spirito, ma un conto è accreditarsi per eventi istituzionali, un conto accreditarsi per fare
informazione in uno Stato, c'è il rischio di andare contro convenzioni internazionali sulla libertà di informazione, forse in Corea del Nord si chiede qualcosa di simile agli inviati”.
Per il segretario di Stato Belluzzi si tratta di “preoccupazioni eccessive” perché “le considerazioni fatte- ovvero voler limitare l'accesso a chi fa giornalismo d'inchiesta- non mi erano passate
neanche per l'anticamera del cervello”.
Approvato l'articolo 16, “Il Freelance”, il segretario Belluzzi accende gli animi dei commissari di minoranza, riproponendo l'articolo respinto pochi minuti prima, il 15 che sarebbe diventato il
16 bis, come emendamento. Luca Santolini, C10: “Mi sento preso in giro, è la ripresentazione di un articolo bocciato con un'altra numerazione, è una cosa ridicola”. Zeppa, Rete: “Ripresentarlo
come emendamento è una presa in giro, anche se il regolamento lo può prevedere. La non attenzione verso questa legge dei commissari di minoranza è bassa o menefreghista, perché 10
persone hanno votato contrari e 3 favorevoli, e se un articolo è stato bocciato per disattenzione poi si ripresenta per emendamento è una presa in giro”. Podeschi, Upr: “Il regolamento prevede che gli emendamenti possano essere presentati in ogni momento, ma mi sto molto scocciando, fino a
questo momento avevamo tenuto un atteggiamento propositivo, ora farò ostruzionismo. Non sapete nemmeno cosa state discutendo voi della maggioranza, avete rimediato una figuraccia già il 30 aprile, vi dovete vergognare”.
Viste le reazioni, il segretario Belluzzi chiede di ritirare l'emendamento integrale, ma di poter inserirne solo il comma 1 per definire che “rientra nelle funzioni della Consulta elaborare
un regolamento per i giornalisti che si accreditano in Repubblica come inviati”. I lavori sono sospesi di nuovo per definire un nuova versione dell'emendamento così come definito dal segretario. Ma anche la nuova versione scontenta la minoranza. Zeppa, Rete, insiste: “Prendetevi le vostre responsabilità, volete fare una forzatura per disattenzione, gli escamotage li potete fare
con decreto”. Per Podeschi, Upr, anche in questo modo si rischia la censura internazionale. Belluzzi decide alla fine di ritirare del tutto l'emendamento anche se si tratta di “un'occasione persa per poter raccogliere contatti con testate importanti”. Il segretario auspica quindi che i lavori riprendano con un “atteggiamento costruttivo”. Di fatto l'esame riprende un po' più spedito: approvati l'articolo 17, “Definizione e disciplina del prodotto editoriale”, il 18, “Tutela del prodotto editoriale”, 19, “Editori Puri”, il 20, “Testate giornalistiche”, il 21 “Testate giornalistiche on line”. La seduta si chiude con l'accoglimento dell'articolo 22, “Elenco delle testate giornalistiche”; l'esame del progetto di legge riprenderà nel pomeriggio.