San Marino: Rete dalla Reggenza, non si possono ignorare i video-dossieraggi
Come già fatto con l' ordine del giorno di ottobre, Rete chiede alla Reggenza un atto di coraggio: sciogliere il consiglio nella prima seduta di gennaio. Impossibile proseguire davanti al sospetto che i “nostri interlocutori siano portatori di interessi altrui rispetto a quelli dello Stato, se di fronte ad ogni atto normativo affiora il dubbio: “serve al paese o risponde a pressioni?
Governo della Reggenza o elezioni non importa, serve uno scatto d'orgoglio per riconquistare la fiducia dei cittadini. Per creare un fronte per ripartire Nel video l'intervista a Roberto Ciavatta, capogruppo Rete
Sara Bucci
Comunicato stampa Rete
Nella giornata di ieri (martedì 9 dicembre 2014) il gruppo consigliare del Movimento RETE si è recato dalla Reggenza per manifestare le sue perplessità rispetto alla situazione che sta attraversando il paese.
Crediamo che la politica e le Istituzioni non possano più fingere che quanto emerso grazie al lavoro della magistratura negli ultimi 12 mesi rientri in “normali” relazioni di potere.
Indirizzati o meno da una regia occulta -poco ci interessa- le videoregistrazioni fanno emergere un quadro nauseante in cui sedicenti “grandi imprenditori”, politici d'accatto improvvisati politologi, professionisti per merito interposto giocano sulle sorti del paese come si trattasse di “cosa loro”.
Abbiamo avuto incarcerazioni, indagati, confische per centinaia di milioni di euro, dimissioni di Segretari di Stato, dimissioni di Consiglieri... e noi ci chiediamo che cosa si aspetti a prendere atto che le istituzioni sono nel loro complesso macchiate dal sospetto.
Le registrazioni tirano in ballo diversi Segretari di Stato, moltissimi consiglieri o ex consiglieri, alcuni dei quali trattati come marionette al servizio di potentati esterni, traditori, dunque, dello Stato, “messi lì” in base alle opportunità. Ci parlano di pressioni sui presidi dello Stato, relazioni clientelari che superavano e superano ancora ogni interesse pubblico.
L'opinione pubblica si chiede come sia possibile che in questa situazione la routine continui normalmente, come nulla fosse, o peggio ancora come se si considerasse normale un modo di intendere la politica di quel tipo. Noi non ci stiamo! Noi con questi intrallazzi non vogliamo venire mescolati!
Ci si chiede di usare atteggiamenti civili nelle Istituzioni, ma non lo faremo più come “atto dovuto”, se continuerà il sospetto che i nostri interlocutori siano forse portatori di interessi “altri” rispetto a quelli dello Stato, se di fronte ad ogni atto normativo non possiamo non chiederci se serva al paese o se risponda invece solamente a pressioni dei soliti potentati che fanno e disfano governi come fossero vignette, che muovono milioni della collettività come fossero brustolini. Tutto questo è disgustoso!
Abbiamo chiesto alla Reggenza un atto di doveroso coraggio: prendere atto della inderogabilità di fermare i sospetti, sciogliendo il Consiglio nella prima seduta di gennaio (come già richiesto con un Ordine del Giorno durante il Consiglio di ottobre).
Lasciamo alla Reggenza le valutazioni di come farlo (se con un “governo della Reggenza”, come prospettato da qualcuno, oppure con il ritorno alle elezioni), ma crediamo che sia un loro preciso dovere non ampliare il distacco che la cittadinanza prova verso istituzioni che se non prendono le distanze dalle mele marce, non potranno che venir intaccate nel loro complesso dai sospetti e dalle accuse.
Se nessun provvedimento eccezionale e coraggioso verrà intrapreso, il movimento RETE non intenderà più attendere, e da gennaio realizzerà le condizioni di contrasto a questa situazione degradante che riterrà più opportune, a tutela della sua estraneità a questi affarismi da spilorci, e a tutela del buon nome delle Istituzioni stesse.
Ci auguriamo che altri vogliano accantonare atteggiamenti “politicamente corretti” per unirsi al forte fronte di protesta che si dovrà realizzare per liberare finalmente il paese da chi lo ha barattato in cambio di voti o di denari!
Se le Istituzioni sono intaccate da questi sospetti e non se ne vogliono liberare, forse è altrove rispetto le Istituzioni che si deve creare il fronte per la ripartenza del paese stesso.