Una task force di esperti per lo sviluppo del sistema bancario che sarà un asset importante anche della nuova San Marino. Il Segretario di Stato per le finanze, attraverso una relazione di 17 pagine traccia le prospettive del sistema bancario-finanziario sammarinese che, colpito da una crisi senza precedenti, sta provando a risollevarsi. L'auspicio,sottolinea Felici, è che si avvii un processo di trasformazione per cui il profitto si sposti a business diversi, caratterizzati da prodotti più ricercati come le polizze assicurative o l'attività di gestione del patrimonio, in attesa di potere "espandere i propri confini di operatività". Il segretario di Stato ripercorre la tempesta perfetta, tra scudi fiscali e gogna mediatica, che ha minato la liquidità degli istituti. Governo e autorità di vigilanza hanno attuato "alcune operazioni volte a sostenere il sistema". Dai prestiti interbancari fino alla ricapitalizzazione della Cassa di risparmio, accompagnando gli istituti bancari, esposti in operazioni di fusione e acquisizione" e da questo punto di vista sarà nominata velocemente la figura di un osservatore per la verifica del recupero crediti. Ora, "sebbene la situazione interna resti difficile, i dati generali sono marginalmente positivi: l'intensità dei differenziali negativi è inferiore rispetto all'anno precedente". Così il portafoglio titoli ha registrato un calo del 12,6% nel 2012 contro la riduzione del 25% del 2011. I crediti dubbi sono diminuiti di circa l'1%. Hanno influito, prosegue Felici, anche "i riassetti proprietari che hanno ridotto il numero di intermediari": i mezzi patrimoniali sono diminuiti dai 645 milioni di euro del 2011 ai 500 milioni del 2012; la raccolta interbancaria è passata da 315 milioni a 161. Al 31 dicembre 2012 il sistema contava 11 banche, di cui due non più operative, 20 finanziarie, un'impresa di investimento, due società di gestione e due imprese di assicurazione. Così "la raccolta totale si è mantenuta sostanzialmente stabile, compensando la flessione della raccolta diretta, con l'aumento dell'indiretta". Dal 2011 al 2012 la prima è passata da 5.156 a 4.988 miliardi, la seconda da 2.199 a 2.312 miliardi. Se si può guardare allo sviluppo, sottolinea Felici, occorre farlo in "un contesto di regole atte a garantire la stabilità del sistema e il contrasto a fenomeni distorsivi". Dunque "il processo di allineamento normativo può essere letto oggi come asset per San Marino" e l'entrata nel Sepa garantirà competitività''. Certo, "le nuove regole costituiscono per le banche nuovi oneri, per cui risulta necessario offrire nuove opportunità". E "aprire alle banche sammarinesi il mercato italiano e quello europeo". In quest'ottica va vista la trattativa sull''Ecofin. Felici non dimentica il ruolo di Banca Centrale, "oggetto di accese discussioni e critiche": deve essere "attivo nel creare i presupposti per l''internazionalizzazione del sistema". E andrà accompagnata da risorse qualificate per potenziare le funzioni di sviluppo e supporto. Risorse da trovare anche tra gli esuberi causati dalle varie chiusure, circa 200 unità. Il futuro del sistema sammarinese, elenca Felici, passa per la centrale dei rischi, per accordi tra banche centrali, per lo sviluppo di sinergie di sistema e per il rispetto delle norme. Diversificando l'attività attraverso prodotti finanziari su misura; potenziando il wealth management, il private banking, i family offices. E puntando anche su fiscalità, moneta elettronica, finanza islamica, assicurazioni e rassicurazioni, finance trading, corporate lending, venture capital e private banking, investment banking. Insomma il governo crede ancora nel sistema bancario sammarinese e tramite il Tavolo per lo Sviluppo definirà "un provvedimento omogeneo specifico per supportarne lo sviluppo", da affiancare agli altri interventi come l'Iva. "Percorsi- conclude Felici- complessi, faticosi" che "le istituzioni e la politica dovranno accompagnare e sorreggere, perchè è compito della politica considerare e soprattutto realizzare anche percorsi che sembrano a oggi impossibili". Le opposizioni lamentano il ritardo con cui è stata presentata la relazione ma sugli indirizzi futuri i giudizi sono sostanzialmente positivi, in particolare per la scelta della finanza islamica. “L'Inghilterra ci ha scommesso”, ricorda il Segretario all'industria Arzilli. Guarda al passato Ivan Foschi di Sinistra Unita. “Si è badato a fare numero, c'è stata superficialità, a volte connivenza. E negli istituti che sono finiti nei guai, ci sono stati banchieri improvvisati”. In 9 anni si sono dimessi tre Presidenti di Banca Centrale, ricorda Marco Podeschi dell'Upr. Serve una riforma dello statuto e la riorganizzazione della governance. Sul futuro, aggiunge, la relazione mi è piaciuta. Mi auguro, commenta Roberto Ciavatta di Rete, che si rimanda sulla strada indicata da Felici. La politica deve chiedere fermezza alle banche, anche sul rischio di impresa. Per il capogruppo della dc Luigi Mazza il nostro sistema bancario ha seguito di pari passo quello economico e se non ha subito la crisi pesante degli altri Paesi è solo perché la finanza dei titoli non è stata una parte preminente della nostra economia. Il sistema in sé ha retto nonostante difficoltà. Adesso, aggiunge Massimo Cenci di Noi Sammarinesi, deve diventare fondamentale per lo sviluppo. Il freno più grosso era l'immagine di non trasparenza e le banche ne sono consapevoli. Nel corpo diplomatico abbiamo degli esperti che potrebbero darci una mano, ricorda Antonella Mularoni di Ap, ad esempio nella finanza islamica che è una finanza etica. La difficoltà che vive il Paese, rimarca, va gestita come una grande opportunità di cambiamento. Il nostro sistema bancario ha avuto quello economico al suo servizio, commenta Andrea Belluzzi del psd. Invece deve essere una colonna su cui costruire il futuro del Paese.
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