San Marino: Tito Masi, che fare?

San Marino: Tito Masi, che fare?.
Le iniziative adottate in questi mesi dalla magistratura, che meritano pieno appoggio e sincero apprezzamento, hanno fatto emergere una realtà criminale che va ben al di là dei sospetti che molti da tempo nutrivano su uomini politici corrotti, che non solo hanno anteposto i propri personali interessi a quelli della comunità che dovevano amministrare, ma hanno anche provocato danni enormi all’intero Paese, compromettendone l’immagine, la credibilità, le relazioni esterne. Gli avvisi di garanzia inviati a esponenti politici di primo piano - molti dei quali ora fanno parte di un partito di opposizione ma che all’epoca dei fatti erano dirigenti e membri di governo della Democrazia Cristiana - e gli arresti di Claudio Podeschi e Fiorenzo Stolfi, ma soprattutto la gravità dei capi di mputazione, l’enorme quantità di denaro movimentata, i faccendieri ed i malfattori con i quali collaboravano, hanno scosso le fondamenta del mondo politico e rappresentano un punto di non ritorno nella vita politica sammarinese.
Se i maggiori partiti, la DC ed il PSD, sono apparsi molto cauti nel settembre 2012 di fronte alle conclusioni, altrettanto sconcertanti, della Commissione Consiliare che ha fatto emergere i rapporti intercorsi fra la criminalità organizzata ed i leader di tali partiti, Gabriele Gatti e Fiorenzo Stolfi, ora non possono ridurre quanto accaduto esclusivamente a vicende del passato, a questioni personali o a singole mele marce, senza interrogarsi sulle responsabilità di intere classi dirigenti e quindi dei partiti stessi negli ultimi venti anni. Non si può dimenticare che gli uomini coinvolti sono stati i padroni indiscussi dei rispettivi partiti, che intere classi politiche si sono formate ed affermate sotto la loro guida, che alcuni uomini di loro fiducia e da loro posti via via ai vertici dei partiti e nelle istituzioni pubbliche continuano a svolgere ruoli di primo piano, che il loro potere e la loro influenza – e mi riferisco in particolare a Fiorenzo Stolfi - fino a pochi giorni fa erano ancora straordinari, nel mondo politico ma anche in quello bancario, negli ambienti economici ed anche nel
campo dell’informazione. Non possiamo soprattutto dimenticare che tangenti e denaro di illecita provenienza sono stati utilizzati, come sta emergendo e come Alleanza Popolare ha denunciato più volte, anche per organizzare viaggi elettorali e comprare voti, all’interno e all’estero, che hanno alterato la dialettica democratica e condizionato fortemente i risultati delle elezioni, determinando rappresentanze consiliari e governi che non corrispondevano alla effettiva e libera volontà popolare, e quindi, di fatto, illegittimi. Cosa fare ora ? Se l’apertura di una crisi di governo, il presunto rafforzamento dello stesso
con l’ingresso di qualche forza di opposizione o il ricorso a nuove elezioni non rappresentano di certo, in questo momento, risposte utili al Paese, credo che i cittadini debbano chiedere e possano pretendere il riconoscimento da parte di alcuni partiti delle loro responsabilità e conseguenti atti concreti e forti di rottura con il passato. In particolare, ritengo che immediatamente debba essere avviato un percorso per giungere alla creazione di nuove aggregazioni politiche, libere da qualsiasi anacronistico richiamo ideologico ma rafforzate da comuni convincimenti etici, nate sulla base di effettive e riscontrate convergenze sulle
cose da fare e quindi su progetti seri e innovativi per il futuro di questo Paese, costituite da persone per bene e di indiscussa dirittura morale. Chi ha approfittato della politica per fare i propri interessi, chi si è fatto corrompere, per sé o per il partito, chi risulta coinvolto in loschi affari o operazioni poco trasparenti o, semplicemente, ha tenuto aperto il sacco ad altri, deve
andare subito a casa e rimanerci. Così come coloro che hanno dimostrato di saper fare solo chiacchiere o clientelismo, senza alcuna effettiva capacità di affrontare e risolvere i problemi. Il programma è ambizioso - e va molto al di là della richiesta di cambiare nomi e simboli di partito, che ho avanzato alcuni giorni fa suscitando la reazione risentita di qualche dirigente politico – ma non vedo altro modo per uscire dalla crisi politica e morale, che si aggiunge a
quella economica e finanziaria, in cui è precipitata la Repubblica.

comunicato stampa
Tito Masi

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