Dal Senato arriva il primo sì alla manovra economica
Con gli occhi puntati sulle reazioni dei mercati europei e sulle decisioni di domani della Bce, dal Senato arriva il primo sì alla nuova manovra economica. Ora tocca alla Camera esprimersi sul testo, che a Palazzo Madama viene approvato blindato da una fiducia per niente piaciuta alle opposizioni mentre il Fondo monetario internazionale taglia ancora una volta le stime sulla crescita dell’Italia. A Montecitorio già si pensa ad un esame sprint delle misure, arrivate con l’aumento di un punto dell’Iva al peso record di poco più di 54 miliardi. I tempi verranno stabiliti domattina dai capigruppo. Berlusconi, che sulle misure decise in solitudine a fronte del gelo con Tremonti e delle proteste della Lega sulle pensioni delle donne, incassa l’ok di Bruxelles, vorrebbe chiudere l’esame parlamentare del testo entro sabato, per affrontare più serenamente lunedì l’apertura delle borse. Ma l’opposizione, pur consapevole della gravità del momento, dopo lo sciopero generale della Cgil di ieri potrebbe cercare di far slittare agli inizi della prossima settimana il voto finale di Montecitorio, dove il governo porrà nuovamente la di fiducia. Se l’opposizione continua, con Di Pietro, a chiedere al presidente Napolitano lo scioglimento delle Camere e da Pd e Udc Bersani e Cesa ribadiscono che non daranno alcun sostegno al governo, nella maggioranza si avverte più di uno scricchiolio. Fa discutere il “fuoco amico” di Pisanu, l’ex ministro di Berlusconi che implora il premier di lasciare facendo nascere un governo di larghe intese guidato da una personalità che abbia “credito internazionale” e che eviti il voto anticipato.
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