Si apre l’iter istituzionale della crisi che è chiamata a fare i conti con la nuova legge elettorale

Prima la direzione della Democrazia Cristiana, poi l’esecutivo del patto e, a ridosso la riunione del Congresso di Stato che ha visto la presenza di Augusto Casali e Romeo Morri e l’Esecutivo accettare le dimissioni dei Segretari di Stato per la Ggiustizia e per la Cultura. Facile ipotizzare come, in tutte le sedi politiche, il documento più consultato è quello relativo alla nuova legge elettorale. Dopo l’addio al governo dell’allora Segretario al Lavoro e l’uscita dal Patto degli Eps, la maggioranza non subì tagli tali da farla divenire minoranza e tutto finì con una sostituzione: Mussoni al posto di Marcucci. Questa volta invece, con le dimissioni di Casali e Morri, il Patto in Aula conterebbe solo su 28 voti e non avrebbe più la maggioranza. La legge vieta formazioni di maggioranze di governo diverse da quella scaturita dalle urne. E’ possibile ricostituire la maggioranza con la sola partecipazione di chi ha vinto le elezioni. Insomma nessun rimpasto con partiti extra Patto. Ma la legge costituzionale sul Congresso di Stato dice anche che la mozione di sfiducia deve essere votata dalla maggioranza assoluta dei consiglieri, senza citare coalizioni.
Il Congresso di Stato tornerà a riunirsi martedì per decidere come procedere. E sempre martedì l’Ufficio di Presidenza dovrebbe dipanare la matassa istituzionale. Intanto Democrazia Cristiana, Alleanza Popolare e Noi Sammarinesi confermano che proporranno di inserire, all’ordine del giorno, la riforma fiscale.

Sonia Tura

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