Sindacato Reggenza: accusa e difesa a confronto. Si attende il verdetto
Per la prima volta l'udienza per il sindacato della Reggenza si svolge in videoconferenza: collegati da remoto l'avvocato dei promotori Antonella Mularoni e il Collegio Garante con il suo Presidente Giuseppe de Vergottini. In presenza gli ex Capitani Reggenti Alessandro Mancini e Grazia Zafferani, assistiti dagli avvocati Gian Nicola Berti e Lara Conti. 17 le contestazioni presentate dai 35 firmatari. L'accusa è di aver violato, durante il semestre reggenziale, leggi costituzionali e qualificate riguardanti la suprema magistratura. Tra i rilievi: non aver messo in votazione delibere in Consiglio Giudiziario Ordinario; non averlo convocato nonostante le ripetute richieste di nove magistrati, reintroducendo - nella seduta del 24 luglio - la Legge qualificata nonostante il comma fosse già evaso; l'aver messo a votazione atti e documenti al di fuori dell'ordine del giorno; presieduto il Plenario senza il numero legale; non aver messo a disposizione di alcuni membri richiedenti atti e documenti e convocato sessioni nonostante gli inviti in senso contrario del Segretario Generale e del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa.
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“Il tutto – chiede l'avvocato Mularoni - ha una logica? Forse sì, ma non per il buon funzionamento della giustizia”. Alla base del sindacato – rimarca - nessuna opportunità politica, “sono le responsabilità istituzionali che contestiamo” e parla anche di ingiurie, nella memoria di controparte, mosse nei confronti di vari ex membri del Collegio Garante, “livello indecoroso e inaccettabile – afferma - che ci ha lasciati senza parole”. Per Gian Nicola Berti “il miglior atto di difesa sta proprio nell'atto di sindacato”, evidenziando continui tentativi di spostare sul piano politico questioni che non dovrebbero entrarvi. “Nella storia di San Marino – tuona - non si è mai visto un sindacato così inconsistente. La controparte ha scelto la via della suggestione ma manca una violazione di legge effettiva imputabile ai Capitani Reggenti. E tutte le scelte adottate – aggiunge – sono state sempre motivate”. Lara Conti si dice a sua volta imbarazzata per l'assenza di ragioni giuridiche e ribadisce il difficile contesto storico e istituzionale in cui si sono svolti i fatti, segnato da spaccature in tribunale, con la Reggenza che – rimarca - “ha fatto quanto era in suo potere per arginare la deriva”.
“Fin dall'inizio del nostro mandato – dice Mancini - abbiamo sempre esercitato le nostre funzioni nel rispetto della legge Costituzionale e dei principi fondamentali dell'Ordinamento Sammarinese”. Principi e funzioni messi in evidenza in varie comunicazioni istituzionali. In virtù dell'Alto mandato e con l'intento di superare le criticità nei rapporti tra organi politici e giudiziari e a tutela delle istituzioni, “abbiamo fatto ricorso – ricorda - a pareri di autorevoli giuristi”. “Probabilmente abbiamo commesso sbagli, potevamo fare meglio – aggiunge Grazia Zafferani – ma abbiamo agito in piena coscienza nell'interesse della Repubblica”. La Reggenza avrebbe potuto valersi di un uditore, ma qualsiasi scelta fatta – spiegano entrambi – sarebbe stata strumentalizzata politicamente, con il rischio di inasprire lo scontro. Si è quindi rivolta ai Garanti, ad esempio su conflitti di attribuzione. “Il nostro faro – rimarca la Zafferani – è sempre stata la Costituzione”. Ora il Collegio Garante deve riunire la camera di Consiglio. Per la sentenza bisogna aspettare. Non c'è infatti una legge che ne fissa i termini.
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