Tagli alla spesa: i suggerimenti del gruppo di lavoro sulla spending review

Si lavora sulla spending review, parte integrante del piano di stabilità. Sul tavolo del Governo 320 pagine di dati, analisi, proposte. E' il frutto del lavoro del gruppo misto che se da una parte ha garantito l'apporto di tutte le realtà economiche e sociali, dall'altra non ha portato ad una relazione unitaria. Gli interessi contrapposti non spostano però l'obiettivo di fondo: il contenimento della spesa. Negli anni c'è stata una contrazione ma non è sufficiente. Parlano i numeri: nel 2016 ha pesato per circa 485 milioni. Nei trasferimenti agli enti, l'I.S.S. assorbe l'83,40%. Nonostante sia calato dal 2014, il costo del personale del settore pubblico allargato incide con forza sulla cifra finale. Da circa 173 milioni nel 2011 passa a 164 milioni nel 2015. Torna a crescere l'anno successivo dello 0,51% per effetto della stabilizzazione. Circa 89 milioni vanno alla pa.
Dunque, dove agire? Si parte dalla premessa che non servono interventi spot ma riforme strutturali. Per garantire un maggiore controllo – si legge - è imprescindibile che ogni nuova legge, decreto o regolamento sia nullo senza l'accertamento in via preliminare della copertura finanziaria.
Riguardo a possibili tagli agli stipendi, il Segretario agli Interni ribadisce che è materia contrattuale.
Il gruppo di lavoro però avverte: “è innaturale immaginare uno scenario dove lo Stato non assuma periodicamente un limitato numero di giovani laureati o diplomati, frenando la crescita e l'aggiornamento professionale dell'Amministrazione.
Così facendo – mette in guardia - si rischierebbe un impoverimento della PA”. Suggerisce una serie di interventi, fra i quali: ancorare parte della retribuzione dei dirigenti ad obiettivi; aumento dell'orario di lavoro verso un progressivo allineamento del trattamento normativo e retributivo al settore privato; revisione del part-time; flessibilità e riorganizzazione degli orari; rimodulazione dell'apertura degli uffici pubblici; congelamento degli aumenti retributivi; riduzione delle festività, dell'indennità di funzione, dell'indennità di reperibilità e riduzione del 20% degli straordinari; nuova normativa sulle missioni e trasferte.
Si accendono i riflettori anche sulle esternalizzazioni di servizi pubblici. Si suggerisce di verificare la reale economicità rispetto all'erogazione diretta da parte dello Stato, attuandole in caso di effettivo risparmio. Non mancano anche interventi sugli enti pubblici, compresa Banca Centrale, e proposte di razionalizzazione delle spese dell'iss. Ribadita l'urgenza di una riforma previdenziale e di una revisione della struttura organizzativa che preveda il passaggio da 3 a 2 centri per la salute con chiusura degli ambulatori periferici.

MF

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