Tito Masi: "Mandiamoli subito a casa!"
Si inizia ora a parlare di “tangentopoli a San Marino”. Proprio con questo titolo, e non è un caso, nel febbraio del 2.000 ho pubblicato un articolo, sul periodico del Movimento, con il quale denunciavo una lunga serie di episodi e comportamenti sospetti nei campi delle concessioni edilizie, dell’acquisto e della vendita di immobili da parte dello Stato, della concessione di commissionarie e di società anonime, di banche e società finanziarie, delle convenzioni miliardarie, dell’elargizione ingiustificata di denaro pubblico, della rinuncia ai controlli che lo Stato doveva effettuare su evidenti operazioni fasulle e truffaldine che danneggiavano enormemente la Repubblica.
Purtroppo, non solo alcuni si sono arricchiti a scapito dell’intera collettività, ma tutto ciò ha profondamente danneggiato il Paese, e compromesso la sua reputazione ed il suo futuro, come hanno dimostrato le vicende degli ultimi anni e le gravi difficoltà insorte nei rapporti con l’Italia. Gli anni novanta, egemonizzati dai governi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, che hanno avuto un seguito ed un rilancio nel Governo straordinario, sono stati micidiali.
Il connubio fra gli affari e la politica, le scelte spregiudicate e corrispondenti solo agli interessi di parte, di bottega e personali, la pratica delle tangenti non hanno solo creato enormi danni al Paese e alla sua economia, quella vera e sana, ma hanno anche determinato profonde lesioni alla nostra democrazia. Quanto emerso dai rapporti di polizia giudiziaria resi pubblici e da alcune inquietanti testimonianze confermano che il voto di scambio, l’acquisto e l’organizzazione del consenso, soprattutto attraverso il voto estero ma anche all’interno, sono stati possibili – e non poteva essere diversamente – proprio grazie all’enorme quantità di denaro di cui hanno beneficiato in violazione di legge non solo uomini politici corrotti ma anche i rispettivi partiti, che hanno potuto così mantenere posizioni di potere e di governo, alterando con il denaro il libero confronto democratico. A nulla è valso sollevare ripetutamente la questione morale, presentare ordini del giorno in Consiglio Grande e Generale o esposti-denuncia in Tribunale. Che delusione constatare negli anni passati come alcuni magistrati, dopo essersi avvicinati con le loro indagini agli uomini ed ai partiti di governo, si siano fermati disponendo l’archiviazione dei procedimenti penali e dimostrando così l’incapacità di fare chiarezza e giustizia.
Ora occorre cambiare. Da un lato è necessario che l’autorità giudiziaria, con il pieno e convinto sostegno dei cittadini e delle istituzioni (che finora non si è manifestato in maniera adeguata), vada fino in fondo; dall’altro, preso atto che alcune delle persone coinvolte siedono ancora in Consiglio Grande e Generale o hanno ancora un peso nei partiti di appartenenza, è altrettanto necessario che venga chiesto loro di farsi da parte. Devono andare a casa, e per sempre! Se la politica vuole recuperare credibilità e dedicarsi - e possibilmente con maggiore incisività - ai problemi veri del Paese, non c’è altra strada; se i partiti coinvolti in queste squallide vicende vogliono cercare di avere ancora un ruolo devono tirare fuori gli scheletri dagli armadi, fare pulizia e mandare a casa i disonesti. E non si gridi al giustizialismo di fronte a queste mie richieste. Se le sentenze di condanna spettano al Tribunale, i problemi di opportunità politica devono essere valutati dai partiti e dalle istituzioni, e, in momenti come questi, la prevalenza non può che essere data alla necessità di chiarezza e trasparenza, all’esigenza morale e politica di voltare immediatamente pagina.
Comunicato stampa di Tito Masi