E’ tutto dedicato al risultato referendario, e in particolare al quesito europeo, il confronto in Consiglio Grande e Generale
Chi ha vinto e chi ha perso i referendum? Dalla politica arrivano valutazioni discordanti. Per il Segretario agli esteri, la maggioranza è del Sì, ma c’è sostanziale equivalenza. Una decisione contraddittoria, dice Valentini. Il Paese sta facendo un percorso che esige una maggiore integrazione e non si può usare l’esito referendario per dire che San Marino non ne ha bisogno. Dobbiamo trovare la nostra via. Il neo Presidente del Psd rivendica al suo partito il merito di avere aperto il dibattito sull’Europa e anticipa che, nel prossimo Consiglio, sarà inserito un dibattito ad hoc sui rapporti tra San Marino e Unione Europea. Sinistra Unita torna a dire che la normativa sul quorum non funziona. Per Augusto Michelotti l'istituto referendario fatto in questo modo è come una battaglia tra chi ha una fionda e chi ha invece un bazooka. Non la pensa così Antonella Mularoni. Quando i sammarinesi volevano accogliere i quesiti, malgrado il quorum del 32%, sono passati. Credo, aggiunge, abbia inciso il fatto che continuare ad insistere di entrare nel club quando il club ci ha detto che non è il momento, non paga. Giovanni Lonfernini punta il dito sulla Dc. In questa tornata referendaria c’è stato anche il partito della scheda bianca, ricorda, e ne esce male perché le scorciatoie della politica non sono state seguite dalla cittadinanza. Il Segretario socialista parte dalla partecipazione interna, che ha superato il 60% . I sammarinesi hanno rimandato al mittente le posizioni ambigue di chi ha cercato di mascherare le profonde divergenze interne alla maggioranza su un tema strategico per il futuro del Paese, dice Celli, rilevando la disfatta del partito della scheda bianca. Immediata la replica del capogruppo della dc. In coerenza con quanto detto sempre, afferma Luigi Mazza, abbiamo semplicemente sostenuto che il no al quesito era sbagliato con una trattativa aperta. Ci voleva coraggio politico, aggiunge, per dire che bisognava andare a votare né si, né no. Perché dire no all'Europa è profondamente sbagliato. Diversa la lettura di Denise Bronzetti che ricorda come anche un'eventuale abbassamento al 25% del quorum previsto dalle nuove regole, non avrebbe cambiato l’esito del referendum sull’Europa mentre sarebbe passato il salva-stipendi. E condivide le critiche alla dc: “quando la politica non prende posizione, afferma, non è mai un bel segnale”. Rete invece non condivide una analisi che non vede né vincitori né vinti. Per i sostenitori del si, sottolinea Roberto Ciavatta, è stata una debacle, una sconfitta clamorosa. E’ chiara la risposta della cittadinanza che non vuole l’adesione all’Europa. Il referendum lo hanno vinto i cittadini e oggi non gli piace sentirsi dire che non hanno capito. Non la pensa così Andrea Zafferani. Per il consigliere di Civico 10 ha prevalso la paura. E’ un no che rappresenta chi vuol rimanere fuori da certi processi come se nulla in questi anni fosse accaduto. E presenta un ordine del giorno perché dopo l’invio del rapporto della commissione europea si apra subito un confronto in Consiglio.
Sonia Tura
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