Non avrà il carattere d'urgenza di temi come economia, finanze e lavoro, ma è indubbio che il futuro Governo sarà chiamato a parlare di unioni civili, così come ha fatto con l'aborto, portato all'attenzione della politica da un'istanza d'arengo. L'eco dell'infuocato dibattito e successiva legge in Italia, è infatti arrivata anche qui e c'è chi chiede di non rimandare. Non tutti i programmi di Governo, però, la affrontano. “Non perché sia stata sottovalutata” – spiega Matteo Ciacci di Adesso.sm. E' argomento delicato, che incontra diverse sensibilità e “ la posizione della Coalizione - chiarisce – è di lasciare libera scelta e pieno confronto con tutto l'arco parlamentare”. Servirà, insomma, una forte condivisione senza vincoli di maggioranza. Un capitolo sulle Unioni civili lo troviamo invece in Democrazia in Movimento. Non manca un riferimento alle coppie omosessuali. Poche righe in cui si spiega che nei paesi che le hanno legalizzate, le istituzioni non sono state lese e la qualità della vita migliorata. E' compito della politica – si legge - influenzare la cultura del paese, istituendo regolamenti chiari, parificate le unioni civili, al fine di tutelare sia sul piano economico che sociale i diritti di assistenza sanitaria, eredità, immigrazione e per garantire l'obbligo del vicendevole sostegno economico”. In San Marino Prima di Tutto torna a più riprese la parola “famiglia”, per la quale la Coalizione vuole siano garantite tutele. Riguardo invece alle coppie conviventi, si annuncia l'introduzione di strumenti normativi che ne regolino diritti e doveri reciproci in ambito sanitario, previdenziale, lavorativo, di mantenimento, successorio, di soggiorno e abitativo, senza modificare però l'attuale disciplina sulle adozioni. Sul riconoscimento di coppie di fatto e unioni gay va anche detto che non siamo all'anno zero. Nel 2015 San Marino ha modificato con un decreto legge diverse norme sulla concessione della residenza e dei permessi di soggiorno, affrontando in tre articoli gli aspetti riguardanti le unioni civili. Una porta è stata aperta, ora spetterà alla prossima legislatura indicare la via. E c'è già chi guarda all'Irlanda e pensa al referendum.
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