L’Unità d’Italia compie oggi 150 anni tra celebrazioni e contestazioni
E’ stato il momento più solenne e ufficiale, di questo 17 marzo: il discorso di Napolitano alle Camere, in seduta congiunta. Farà discutere a lungo la scelta della Lega: presente solo con una piccola pattuglia di rappresentanti dell’Esecutivo, capitanata da Umberto Bossi. E Napolitano, nel suo intervento, ha parlato anche di federalismo, ricordando come “l'unità della Repubblica è legata al riconoscimento e alla promozione delle autonomie locali”. Le celebrazioni si erano aperte con l’alzabandiera all’Altare della Patria. Con il Presidente della Repubblica c’erano tutte le più alte cariche istituzionali, a rendere omaggio al Milite Ignoto. Poi l’inno di Mameli, cantato da Giorgio Napolitano e dalla folla accorsa numerosa in piazza Venezia, nonostante il tempo non promettesse nulla di buono. Come prevedibile non sono mancate contestazioni. La prima al Pantheon, dove all’arrivo del corteo presidenziale è stato issato un manifesto con la scritta: “Io non festeggio genocidi, la vita è bella”. Fischi per il premier Berlusconi, che accompagnava Napolitano in tutte le tappe romane di questa giornata, anche se non sono mancate urla di incitamento. Alla Basilica di Santa Maria degli Angeli la messa celebrata dal cardinal Bagnasco. “La Patria che ci ha generato – ha detto nell’omelia – è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità”. Nella notte concerti, ed eventi culturali, avevano animato moltissime piazze del Paese.
Gianmarco Morosini
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