Tutto è legato ad un ordine del giorno. Sarà infatti la firma posta sotto quel documento a determinare l’esito della crisi della politica e l’auspicato allargamento della maggioranza, del quale sia DC che PSS hanno sottolineato l’opportunità. Le forze politiche che sottoscriveranno l’ordine del giorno che il Consiglio Grande e Generale dovrà votare saranno inevitabilmente quelle che andranno a comporre la nuova maggioranza. Quella attuale non ha più la compattezza necessaria ad affrontare le importanti sfide che attendono il paese, un concetto espresso più o meno da tutti nel dibattito parlamentare aperto venerdì, seppure con diverse sfumature. Un documento sul quale ancora si tratta. Secondo le indiscrezioni dell’ultima ora l’accordo fra le quattro rappresentanze che potrebbero condividere l’ordine del giorno era stato quasi definito ma all’ultimo momento si sono resi necessari alcuni aggiustamenti. Gli incontri nell’ultima giornata parlamentare si sono succeduti e ancora sembra sia rimasto qualche aspetto da limare. Nel pomeriggio di lunedì le ultime battute di un dibattito consigliare sostenuto, con 44 consiglieri iscritti a parlare, e che ha registrato momenti di scontro anche fra gli stessi gruppi consiliari. Tensioni in casa socialista, con l’uscita ufficializzata di Augusto Casali e la scelta del silenzio per il Presidente Volpinari e il Segretario di Stato Rattini, con i quali il confronto resta aperto. Critiche alla DC dall’ex segretario degli esteri, Gabriele Gatti, che nel suo intervento ha apertamente manifestato biasimo ai suoi stessi colleghi di partito ed espresso la sua disapprovazione. Il partito dei democratici conferma la sua disponibilità ad assumersi un ruolo di responsabilità, indicando gli obiettivi sui quali dovrà muoversi la nuova maggioranza, mentre Alleanza Popolare ribadisce le sue condizioni per partecipare ad una coalizione capace di affrontare il momento difficile che sta attraversando il paese. Un governo temporaneo, con un programma limitato e preciso, che traghetti la politica fuori dal guado e poi faccia pronunciare gli elettori. “Non parteciperemo ad una ammucchiata – ha spiegato Mario Venturini nel suo intervento – ma vogliamo che i patti siano chiari”. 20 gli interventi ancora da pronunciare poi il voto su questo e sugli altri ordini del giorno presentati. L’ultimo atto di una crisi che, per stessa ammissione dei protagonisti, non può più trascinarsi.
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