“Il Governo deve andare a casa e lasciare il posto a chi ha a cuore il paese”. La rabbia di Dim esplode anche contro una maggioranza che nell'ordinanza sulla vicenda Titoli “si concentra sulla natura del documento piuttosto che sui suoi contenuti, ignorando fatti allucinanti”, esordisce Andrea Giani. Fatti che seppur denunciati a più di riprese, “pensavamo fossero meno gravi” aggiunge Matteo Zeppa. Pedini Amati parla di “organizzazione a delinquere con commistioni interne ed esterne”. Pedine politiche mosse da “padroni” che hanno suggerito decreti, emendamenti, piani per intervenire sul sistema bancario. “Ci sono responsabilità del Governo – tuona Elena Tonnini – già a partire dal blocco della Centrale Rischi”. E ancora: “normative approvate in Consiglio ispirate da Confuorti e inviate via mail al CCR”. Dim attacca una maggioranza sorda ai timori dell'opposizione, alle proteste di forze sociali e categorie economiche. “Sono stati rubati 60 milioni – dicono - non si può chiedere ai cittadini di ripianare le perdite”. "Si poteva cambiare il corso della storia" - dichiara Marianna Bucci – cacciando prima certe figure, verificando, sfiduciando Celli", chiedendo al CCR”. Gli odg dell'opposizione bocciati “perché bisognava rispondere a richieste che venivano da fuori”. “Governo e maggioranza – continua Dim – non sono degni del loro ruolo”. “E certe pedine – sottolinea Emanuele Santi – sono ancora presenti. Banca Centrale è ancora sotto attacco”. L'affaire Titoli s'intreccia con gli NPL Delta. “Con la vendita dei crediti sanitari – afferma – perdiamo circa 300 milioni”. Ma sono le rivelazioni dell'ordinanza a tenere banco. Per Roberto Ciavatta “non è più una questione politica ma di sopravvivenza. Se il Governo non è colluso dovrebbe dichiarare nulli tutti i provvedimenti di Bcsm, a partire dall'espulsione della vigilanza sammarinese, dopo l'ispezione in Banca Cis”. Si appella infine alla cittadinanza, affinché “si stringa intorno a Morsiani, giudice coraggioso. Il Governo caccia chi non si allinea e c'è già chi parla di una parte della magistratura deviata”.
La replica del Governo a Democrazia in Movimento
“Considerazioni, quelle di Democrazia in Movimento destituite di ogni fondamento e rappresentano una concezione delle relazioni fra le istituzioni alterata e pericolosa per il Paese”. Contro ogni disposizione normativa chiedere al Governo di annullare i provvedimenti di Banca Centrale – dice il Congresso di Stato, che nelle parole di DIM legge anche “messaggi inquietanti verso la magistratura”. Fuorviante il riferimento a “60 milioni di euro rubati” e “non veritiero rispetto a una vicenda oggetto di una indagine giudiziaria”.
Governo che – dice – non è infallibile, in una fase storica che vede venire al pettine tanti nodi e dopo che scelte rilevanti sono state rinviate per anni.
Rifiuta illazioni su presunta collusione con poteri esterni, respinge ricostruzioni fantasiose spacciate come verità”.
Nel "rispetto dell'attività di ogni lista, coalizione, consigliere" accetta le critiche, ma respinge "un metodo del fare politica basato su insinuazioni o affermazioni false".
Poi con rammarico una riflessione sul metodo e sui rapporti fra governo e minoranza: “Dispiace vedere come le basi elementari del dialogo democratico o della dialettica politica siano sovvertite e abbiano preso una strada in cui i reali problemi del Paese sono lasciati al margine, decidendo di buttare tutto in una rumorosa rissa politica".
La replica del Governo a Democrazia in Movimento
“Considerazioni, quelle di Democrazia in Movimento destituite di ogni fondamento e rappresentano una concezione delle relazioni fra le istituzioni alterata e pericolosa per il Paese”. Contro ogni disposizione normativa chiedere al Governo di annullare i provvedimenti di Banca Centrale – dice il Congresso di Stato, che nelle parole di DIM legge anche “messaggi inquietanti verso la magistratura”. Fuorviante il riferimento a “60 milioni di euro rubati” e “non veritiero rispetto a una vicenda oggetto di una indagine giudiziaria”.
Governo che – dice – non è infallibile, in una fase storica che vede venire al pettine tanti nodi e dopo che scelte rilevanti sono state rinviate per anni.
Rifiuta illazioni su presunta collusione con poteri esterni, respinge ricostruzioni fantasiose spacciate come verità”.
Nel "rispetto dell'attività di ogni lista, coalizione, consigliere" accetta le critiche, ma respinge "un metodo del fare politica basato su insinuazioni o affermazioni false".
Poi con rammarico una riflessione sul metodo e sui rapporti fra governo e minoranza: “Dispiace vedere come le basi elementari del dialogo democratico o della dialettica politica siano sovvertite e abbiano preso una strada in cui i reali problemi del Paese sono lasciati al margine, decidendo di buttare tutto in una rumorosa rissa politica".
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