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Rita Pavone, i 70 anni di un'icona pop

18 ago 2015
Rita Pavone, i 70 anni di un'icona pop
Rita Pavone compie 70 anni Il 23 agosto e continua a essere una delle più forti icone pop dell'Italia degli anni '60, uno dei simboli dell'epoca d'oro del 45 giri, quando la sua Jaguar rosa diventò un giocattolo.

Un personaggio inconsueto: alta poco più di un metro e 50, rossa di capelli (la chiamavano "pel di carota"), animata da un'energia incontenibile, negli anni '60 ha prodotto una serie di singoli che fanno parte della storia del costume del nostro Paese: "La partita di pallone", "Datemi un martello", "Il ballo del mattone", "Come te non c'è nessuno", "Cuore". Al culmine di questo successo, nel 1964 è stata la protagonista di uno degli sceneggiati più famosi e celebrati della nostra tv: "Il giornalino di Gian Burrasca", regia di Lina Wertmuller, musiche di Nino Rota orchestrate da Luis Enriquez Bacalov, suo storico arrangiatore, sigla "Viva la pappa col pomodoro", un mito nel mito. Non è un caso che si sia meritata una citazione nel saggio di Umberto Eco "Apocalittici e integrati".

In quegli anni la sua carriera si arricchisce di altri classici come "Il geghegé" e "Fortissimo". Non potevano mancare i musicarelli, alcuni dei quali diretti da Rita Wertmuller o Steno che la vedono accanto a Giancarlo Giannini, Giulietta Masina, Terence Hill e in "Little Rita nel West" anche a Lucio Dalla. In quegli anni il suo successo è stato clamoroso (a oggi sono 50 milioni i dischi venduti in carriera): non solo ha pubblicato in tutta Europa, Inghilterra compresa, dove le sue canzoni sono state riprese da artisti famosi, ma è arrivata addirittura a farsi conoscere negli Stati Uniti dove per cinque volte si è esibita all'"Ed Sullivan Show", il padre di tutti i talk show, ha scalato la classifica di Billboard e ha partecipato a spettacoli dove il suo nome era accanto a quello di Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Beach Boys, Animals, Supremes e perfino Orson Welles. A Nashville ha inciso un disco prodotto da Chet Atkins e si è esibita alla Carnegie Hall presentata da Ed Sullivan. Nel 1972, con la versione di "La suggestione", scritta da Claudio Baglioni, è salita al secondo posto in Francia ma la sua popolarità era arrivata anche in Giappone e Sud America.

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