Amy Winehouse, in sala il film sulla vita per celebrare i 32 anni che non compirà
Cinque Grammy Awards, 15 centimetri di pettinatura e un’estensione vocale di 3 ottave e un semitono. La bellezza di 15 tatuaggi rockabilly, eye-liner spesso, voce (e anima) soul, reggiseno di pizzo rosso e accessori ispirati agli anni ‘60. Oltre che un'artista, è stata un'icona di stile, personalissimo e inimitabile. Karl Lagerfeld le aveva dedicato una collezione Chanel nel 2008 e Jean Paul Gaultier, dopo la sua morte, le ha reso omaggio mandando in passerella tanti cloni di Amy con l'inconfondibile "cofana" declinata in tutti i colori possibili.
Londinese, classe 1983, cantautrice, stilista e produttrice discografica, Winehouse attirò l'attenzione della critica già con l'album d'esordio, Frank, e poi conquistò il mondo nel 2007 con il secondo, Back to Black. Conteneva singoli come Losing Game e quel Rehab dal ritornello indimenticabile.
Amy in rehab ci è andata, doveva. Quando è uscita, un cronista del Daily Mirror l'ha beccata mentre sniffava vodka con la cannuccia. Senza più un'ombra di privacy, sbandata, vinse cinque Grammy, fu adorata al limite del fanatismo, pagata 750mila euro per una sola serata al Metropolitan di New York (sollecitata ad accettare la cifra addirittura da George Clooney e Julia Roberts). Quando è morta, era al lavoro sul suo terzo album solista: brani che non sentiremo mai, dal momento che i nastri sono stati distrutti dalla casa discografica proprio per tutelarne la memoria, come ha spiegato l’AD della Island Records. Ed evitare la caccia all'inedito.