George Ezra: "A 25 anni cerco risposte"
"Gran parte dell'ispirazione del disco viene dal fatto che ho 25 anni, e non mi sento né un ragazzo né un uomo. Sto cercando il senso delle cose che mi circondano e di me stesso, ma non riesco a non guardare al mondo in modo positivo: nel 2016, quando mi sono messo a scrivere le canzoni, tutto era bizzarro e spaventoso, mi è sembrato che non ci fosse nessuno in controllo, nessuno che potesse dare una risposta, come sembra ora in Inghilterra. Io cerco ancora risposte, ma non voglio pensare troppo al futuro, e se oggi ascolto certe canzoni del primo disco mi vergogno un po', sembro proprio un ragazzino di 19 anni!". Intanto, con il suo 'George Ezra & Friends', il cantautore è diventato un piccolo fenomeno dei podcast chiacchierando con colleghi come Elton John ed Ed Sheeran: "Mentre stavo registrando non volevo ascoltare altra musica per non farmi influenzare, così ho sentito tanti podcast di comici. Poi, quando il disco era terminato, mi è capitato di avere tempo libero e così è nato il podcast: sarà più difficile ora preparare la seconda stagione! Di Ed Sheeran mi ha stupito la consapevolezza che ha perfino lui del bisogno di far conoscere la propria musica, di Elton John la capacità di restare sempre aggiornato sulle novità, mentre io torno sempre ai dischi che amo, come 'Graceland' di Paul Simon".
Dal vivo Ezra arriverà con un band di sei elementi, ottoni compresi, una presenza forte anche nell'album: "Del primo disco adoro cantare 'Budapest' e 'Blame It On Me' perché tutti le sanno, sono euforiche: allora ho voluto i cori in tutti i ritornelli, spesso sono io che faccio la voce di Elvis o di Liam Gallagher. Volevo che il pubblico cantasse con me, mi sono lasciato ispirare dai botta e risposta del gospel". E per il terzo album continuerà a comporre in giro per il mondo? "Non so, forse potrei decidere di stare a casa". Per ora è pronto a tornare in Inghilterra per tifare per la nazionale, in semifinale dei mondiali con la Croazia: "Domani sarò a vederla da un amico. Non seguo molto il calcio, ma mi piace la nazionale, perché non si gioca per soldi o per un oligarca: fa sentire fieri della bandiera, che normalmente ha connotazioni negative. Amo Harry Kane, sembra un gentiluomo, e sì, penso che 'tornerà a casa'".
fonte ANSA