Fedez:" Ministero Sviluppo censura la copertina del mio album"
Non è bastata la precisazione del ministero a placare le accuse di censura, che hanno riportato alla mente gli storici stop, da parte della Rai, a brani come Dio è morto di Francesco Guccini o 4 marzo 1943 di Lucio Dalla. Nulla di tutto ciò, secondo il Mise, che parla solo di una richiesta di chiarimenti sul marchio che il cantante chiedeva di registrare. "I contenuti - precisa una nota -, ed in particolare l'immagine di un poliziotto che sembra picchiare un personaggio che sta vomitando, sono sembrati all'Ufficio italiano dei marchi e dei brevetti come non rispondenti alla normativa che regola la tutela dei brand". Il riferimento è al Codice della proprietà industriale, contenuto nel decreto legislativo n.30 del 2005. Nell'articolo 14 si precisa che "non possono costituire oggetto di registrazione come marchio d'impresa i segni contrari alla legge, all'ordine pubblico o al buon costume". In base all'articolo 173 è stato quindi chiesto a Fedez di illustrare meglio la sua domanda di tutela del marchio: la legge prevede che abbia due mesi di tempo, prorogabili fino a sei.
"Nel frattempo ovviamente - fa sapere il Mise - il suo album potrà tranquillamente circolare ed essere venduto". Per il rapper, però, l'azione del ministero "a esser buoni, ha il sapore dell'ottusità retrograda e, a voler essere maliziosi, puzza di censura". Un'opinione condivisa da molti sostenitori sul web: la maggior parte cita l'art.21 della Costituzione sulla libertà di espressione, ma c'è anche chi si dice felice di andare in prigione per Fedez, chi fa vestire al rapper i panni di Robin Hood, nuovo fuorilegge assoluto, chi paragona il vomitare arcobaleni al rapinare banche e chi ritrae Maurizio Gasparri (che più di una volta ha battibeccato con il cantante) con in mano l'album incriminato e la didascalia: "Il Gaspy felicissimo del suo acquisto illegale".