I Queen tornano grandi con Adam Lambert
E nonostante una bronchite che gli ha fatto saltare la data di Bruxelles due giorni fa, Adam Lambert ha allontanato ogni sospetto mostrandosi in gran forma: lo si è visto da subito con la hit proto-metal 'Stone Cold Crazy'. Riempire le metaforiche scarpe lasciate da Freddie Mercury non è mestiere facile: lo sanno tutte le popstar che si sono esibite a fianco di Brian May e Roger Taylor negli ultimi ventiquattro anni, da Robbie Williams a Paul Rodgers. Adam Lambert sembra però il più adatto a ricoprire questo scomodo ruolo: le sue doti vocali e istrioniche sono seconde solo a quelle del compianto Bulsara. Sulle note di 'Killer Queen' Lambert mostra di cosa è capace, unendo all'agilità canora sulle scale e a un potente falsetto una carica camp e glamour, steso com'è su una chaise longue dorata mentre sorseggia champagne. Lambert non fa del resto mistero del suo debito artistico di fronte a Mercury: "Non posso credere di essere sul palco con delle leggende viventi del rock, se non fosse per Freddie non sarei qui", dice il cantante che nel 2009 proprio grazie a una cover dei Queen si era segnalato nel talent show americano. E non sembra un caso che lo dica prima di introdurre 'I Want To Break Free', nota anche come inno pro-LGBT.
Il gruppo percorre tutti i suoi classici in una vera serata da Greatest Hits: dal primo singolo di successo 'Seven Seas Of Rhye' a un'applauditissima 'Who Wants To Live Forever', da 'Crazy Little Thing Called Love' a 'Under Pressure', da 'Tie Your Mother Down' fino alla super-hit 'Bohemian Rhapsody', che mescolando live e playback con tanto di videoclip originale chiude il concerto prima dei bis. Alle capacità di performer Lambert ha unito anche una sensibilità da rockstar, sempre pronto a coinvolgere il pubblico: al di là dei numerosi outfit appariscenti fra borchie, zeppe e corone il cantante ha saputo incantare gli spettatori invitandoli a cantare su 'Somebody To Love' e a battere le mani su 'Radio Ga Ga'.
Questo ha garantito il successo di una serata andata ben oltre il tributo: Taylor e May non sono infatti solo i tedofori di un'eredità lontana, ma stelle del rock che sanno ancora conquistare decine di migliaia di spettatori alla volta. Gli assoli di Brian May - su canzoni come 'Fat Bottomed Girls' o 'I Want It All' e nel suo lungo momento solista prog-psichedelico nella seconda metà del live - sono potenti come ai vecchi tempi. Oltre che con i piatti, da parte sua, Roger Taylor contribuisce con la voce: nel segmento centrale del live, quando i due fondatori della band prendono il centro della scena lasciando il cantante dietro le quinte, il batterista lascia le pelli al figlio Rufus e fa le veci di Freddie Mercury in 'Those Are The Days Of Our Lives' e 'It's A Kind Of Magic'. "Siamo felici di essere tornati Queen da voi", dice in italiano Brian May con un gioco di parole. Fra l'energia della band e l'esplosività di Lambert, davvero per oltre due ore i Queen sono sembrati quelli di trent'anni fa, quando gli inglesi entrarono nell'Olimpo del rock. E un bis 'da stadio' con 'We Will Rock You' e 'We Are The Champions' ha solo confermato che il rock non ha età.