Al tempo dei Giochi 2.0 blog e social network dovrebbero valere, per l’organizzazione, tanto quanto, ai tempi di Roma ’60, valeva un manifesto. Ovunque o quasi, perché qua, in Turchia, internet è ancora qualcosa da controllare con attenzione, è ancora un nemico per chi teme che attraverso la rete possano metterlo in rete. Con 210 giornalisti che arrivano da 28 paesi tanto diversi fra loro per raccontare le emozioni dello sport, bloccare internet appare quantomeno sconveniente. Invece, raccontano con un po’ di vergogna i volontari impegnati al Main Press Center, il regime di Erdogan decide spesso di bloccare le linee del paese per evitare che sulla rete imperversi la protesta. Ma internet in questi giorni funziona eccome, funzionano i social network e funziona Twitter dove impazza l’hashtag #occupymersin messaggio non proprio rasserenante per chi è sul posto, mesaggio che implica qualche “casino” per i giorni a venire.
Alan Gasperoni
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