L'onda della verità ormai è inarrestabile. La Procura di Forlì riapre le indagini sui fatti che portarono Marco Pantani ad essere espulso, alla penultima tappa, dal Giro d' Italia a Madonna di Campiglio. Non bastano i misteri della stanza del residence dove il 14 febbraio il campione fu trovato morto. Il filmato tagliato, le prove inquinate, il lavandino spostato. Ora è lo stesso valore dell' ematocrito che ha portato al provvedimento dell' espulsione ad essere messo seriamente in dubbio. Quel maledetto 53% che ha, in pratica, messo la parola fine alla carriera al Pirata. Troppi gli elementi che vanno in direzione opposta alla logica; troppe le prove che fanno capire che qualcosa, in quel test ematico, non torni. Anche quel che disse Pantani, subito dopo l' esclusione dalla corsa rosa.
Se non bastasse ecco che Roberto Pregnolato, il massaggiatore di Pantani, esce ufficialmente dall'ombra per dichiarare : "Marco si era controllato l' ematocrito davanti a me la sera prima del fatidico test accusatore: il valore era 48, ben al di sotto del limite fissato dalle regole. Insomma l' ipotesi che Pantani sia stato fatto fuori da un connubio comorra-scommesse prende sempre più piede. Del resto era stato lo stesso Vallanzasca a dire a mamma Tonina, in un incontro privato, che Marco era stato fregato. Lo stesso campione aveva provato, nel corso degli anni, a scoprire quello che era successo quel 5 giugno del 1999. Forse lo aveva scoperto e per questo è morto. Intanto, la Procura di Forlì, procede per Associazione per delinquere finalizzata a frode e truffa sportiva.
Piero Arcide
Se non bastasse ecco che Roberto Pregnolato, il massaggiatore di Pantani, esce ufficialmente dall'ombra per dichiarare : "Marco si era controllato l' ematocrito davanti a me la sera prima del fatidico test accusatore: il valore era 48, ben al di sotto del limite fissato dalle regole. Insomma l' ipotesi che Pantani sia stato fatto fuori da un connubio comorra-scommesse prende sempre più piede. Del resto era stato lo stesso Vallanzasca a dire a mamma Tonina, in un incontro privato, che Marco era stato fregato. Lo stesso campione aveva provato, nel corso degli anni, a scoprire quello che era successo quel 5 giugno del 1999. Forse lo aveva scoperto e per questo è morto. Intanto, la Procura di Forlì, procede per Associazione per delinquere finalizzata a frode e truffa sportiva.
Piero Arcide
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