Fare pari non è una vergogna. Anzi è un punto guadagnato che allunga la striscia e rivela l’animo operaio del Cesena. Quando può giocare, gioca bene ed esalta i suoi singoli, quando incontra un allenatore come Mondonico che indovina tutte le mosse riesce comunque a rischiare zero e a non subire gol. Certo, c’è il retrogusto. E cioè la possibilità di andare in testa, chance fallito come successo contro il Grosseto. Semplice considerazione perché l’obiettivo non è quello. E la solidità di squadra non è mai in discussione. Ieri però l’Albinoleffe ha legittimato un sospetto: non è che manchino i gol delle punte? Nel senso, certamente mancano, e ma non è che i centrocampisti non riescano sempre a colmare la lacuna? Almanaccando i numeri bocciano la prima linea: Djuric gol 1, Bucchi 1 come 1 Sinigaglia, mentre di Malonga non c’è traccia nemmeno nei tabellini. Così non va, perché bloccando Schelotto e Do Prado o se come possibile Schelotto e Do Prado non sono al 100 per cento, l’impianto di gioco importante e di primissima qualità sfocia giocoforza in iniziative individuali facilmente rintuzzabili. Chissà se e quando Bucchi tornerà ad essere Bucchi, chissà se la società (che fa bene a fare i conti) si accontenterà di una salvezza che pare decisamente alla portata o se vorrà rilanciare innestando una squadra fatta indubbiamente bene da Antonio Recchi. Il nome ricorrente è quello dell’avversario di ieri, il bomber Cellini. Prenderlo vorrebbe dire puntare decisamente ai play off, ma sta a chi i sacrifici li deve fare decidere se vale veramente la pena.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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