Aspettare quasi 20 anni per una serata così può quasi valerne la pena. Cesena-Milan 2-0 è l’inno all’imprevedibilità del calcio, un colpo al cuore al portafogli del Presidente Berlusconi, reduce da un mercato di straordinaria qualità e affossato, ironia della sorte, dalla cooperativa del gol low cost. Certo, se la capocciata di Tiago Silva avesse preso la porta, sui 26.000 del Manuzzi sarebbe caduto il gelo. Invece è caduto il Milan. Perché il Cesena bello compatto di Roma è diventato anche cinico. Il miracolo si materializza alla mezzora. Ceccarelli la mette di giustezza e Bogdani ruba il tempo al difensore. La rete che si gonfia è un po’ il mondo che cambia. Manuzzi in bolgia e idee strane in testa ai più. Idee che diventano sogni mostruosamente proibiti in apertura di ripresa con Bogdani che manda in porta il Giaccherini exopress, ex rivelazione oggi seguita anche da Prandelli. Chissà dopo l’intervallo quale Milan. Il solito, abulico e supponente della prima metà. Brividino per un petto-spalla-braccio che non sfugge all’arbitro, e partita (udite udite) quasi alla pari. I solisti del Milan cercano sempre di far da soli, il concetto di mutualità salva il Cesena. Il sinistro di Abbiati salva i rossoneri invece da un imbarazzante tris. Ultima occasione per riaprire un rigore che l’eterno Inzaghi si prende d’esperienza e che lo svogliato Ibra calcia sul palo. Nel video le interviste a Ignazio Abate (Milan), Stephen Appiah (Cesena) e Erjon Bogdani (Cesena) di Piero Arcide
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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