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Cisco Roma-San Marino: l’analisi

30 nov 2008
Palloni
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Grandi complimenti, stringono le mani, e portano a casa punti. Lo stesso disco è girato in casa con Rovigo e Bellaria e in trasferta con Carrarese e Cisco Roma. Ottima squadra questo San Marino strano che si trovi in quella situazione di classifica ? E’ una domanda ricorrente fatta anche ieri al termine dell’incontro disputato in uno stadio disagiato al limite della decenza. Se i Titani si trovano a raspare nei bassifondi della graduatoria i motivi ci sono e appaiono ben visibili. I numeri inchiodano, il resto sono chiacchiere. Questa squadra ha vinto solo due partite su quattordici, ha l’attacco peggiore del campionato con la miseria di nove centri, di cui quattro realizzati da un giocatore come Christian Longobardi fondamentale, imprescindibile, ma che non ha mai nascosto il desiderio di lasciare il Titano . E ancora al di là delle polveri bagnate, questo San Marino è una squadra colma di enigmi. Troppi doppioni, ossia giocatori con le stesse caratteristiche . Il centrocampo per esempio : gli esterni titolari non incidono, le riserve, come Alessio Cossù risultano imbarazzanti. I due centrali Capece e De Cristoforo hanno caratteristiche molto simili sono entrambi centrocampisti di rottura, D’Andria per la prima volta è risultato sufficiente, ma per prendere in mano le chiavi del centrocampo ci vuole ben altro. Ieri abbiamo assistito ad una miriade di lanci dalle retrovie che hanno avuto l’unico scopo di facilitare il compito dei centrali della Cisco, sempre puntuali nel ribattere le lunghe e improduttive gittate di Francesco Baldini. Ovviamente non può essere lui il costruttore del gioco. A tutto questo ieri è stata aggiunta la strategia del fuorigioco, annientata, alla prima azione. Non è il caso di avventurarsi in questo tipo di progetti con difensori che non hanno nella velocità, e nel recupero le loro migliori qualità.
Il San Marino è penultimo a tre giornate dalla fine del girone di andata, in un torneo forse mai così povero come quello di questa stagione . Inutile nascondere che il rischio di rotolare c’è . L’ancora di salvataggio del mercato di gennaio non ha mai portato buone nuove, ma resta l’unica salvezza per dirigenti quasi mai lungimiranti, a volte troppo abbottonati, a volte troppo sbottonati senza l’equilibrio questi sono i risultati.
L.Giardi

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