Nole Djokovic riprende da dove aveva lasciato. Terzo successo agli Australian Open, il primo slam mai vinto dal serbo nel 2008, il secondo consecutivo dopo quello che ha lanciato la stagione perfetta appena un anno fa. Ma gli avversari, questa volta, dimostrano di esserci. Le avvisaglie già in semifinale, dove per aver la meglio su un granitico Andy Murray sono serviti cinque set e quasi cinque ore di gioco. La finale non è stata da meno, anzi. Nella sfida a Rafa Nadal, al quale ha sottratto la testa nel ranking mondiale lo scorso anno, Djokovic ha incontrato molte difficoltà. A partire dal primo set, che lo spagnolo si è aggiudicato per 7-5. I successivi due set sono appannaggio nel n.1 al mondo, con i parziali indiscutibili di 6-4, 6-2. Partita chiusa. Sbagliato. Nadal lotta caparbiamente, com’è nel suo stile, e strappa a Nole il quarto set al tie-break (5), lanciando la volata per il primo slam stagionale al 5° set. Il pronostico sembra premiare Rafa, in più di un senso. Infatti sia la tenuta fisica e lo stile di gioco dell’iberico, che le fatiche di Nole nella maratona in semifinale, sussurravano il nome di Nadal come vincitore del match una volta arrivato al 5° set. Ed è qui che Djokovic dimostra al mondo intero di essere il n.1, di avere pochi punti deboli o forse nessuno. Dopo 5 ore e 53 minuti di gioco, la più lunga finale Slam mai giocata, il serbo si aggiudica 7-5 l’ennesima sfida contro il maiorchino. Il quinto Slam in carriera, il più difficile per la complessità, la durata e il peso della necessaria riconferma. Nulla ha fermato Nole, pronto a rilanciare un altro anno ai massimi livelli, un'altro anno da numero 1.
Luca Pelliccioni
Luca Pelliccioni
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