L'ultima quiete prima della tempesta finale. Al Tour de France è tempo di riposarsi in vista delle prossime fatiche, nella fattispecie le tre tappe alpine – cui si aggiungono la crono di giovedì e la passerella parigina – dalle quali uscirà il nome del vincitore. Domani si riparte dalla Svizzera - coi 184 chilometri e mezzo da Berna a Finhaut-Emosson – e da un Chris Froome in maglia gialla ormai da nove tappe e assai determinato a confermarsi campione. E salvo clamorosi colpi di scena probabilmente ce la farà, visto che sembra in crescita di condizione e che nessuno, sin qui, l'ha davvero impensierito. I primi inseguitori sono l'olandese Mollema a 1'47” e il connazionale Yates a 2'45”, di certo non tra i favoriti alla vigilia e destinati – all'apparenza – a provare a difendere il podio più che ad attaccare la vetta. Dietro di loro a 2' 59” c'è il colombiano Quintana, sin qui deludente ma sulla carta unico vero rivale di Froome, a patto che ritrovi la condizione che per ora gli è mancata. Poi ci sono lo spagnolo Valverde e soprattutto il francese Bardet e l'australiano Porte, apparsi in palla e possibili mine vaganti. E Fabio Aru? Decimo a 5' 16”, sin qui il sardo non può sicuramente dirsi soddisfatto del suo Tour, però nelle ultime uscite è sembrato in crescita e il podio – che dista 2' 31” - in teoria è ancora alla portata. Ma il fatto che tra le tappe rimaste ci sia una crono, non proprio la sua specialità, non gioca a suo favore.
Riccardo Marchetti
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