Froome tra orgoglio ed emozione: "Non disonorerò mai la maglia gialla"

Fuori le lacrime che siano di rabbia, di gioia, di orgoglio o liberazione.
Chris Froome è umano, lo è molto più di quanto qualche collega abbia ipotizzato, più di quanto qualche eccesso dei tifosi (vedi lancio di urina) abbia dimostrato. Il calo sulle Alpi dopo aver vinto il Tour sui Pirenei, la strenua difesa dall'attacco di Quintana sull'Alpe d'Huez, la sfilata sugli Champs-Elysées con tanto di cambio di bici imprevisti: sono tutti connotati di un uomo, non di una macchina.
Sul palco - spalle all'Arco di Trionfo - il primo pensiero è per i compagni di squadra, per il Team Sky e per la moglie che gli darà presto un erede.
Poi la replica a chi lo aveva etichettato come dopato, chi dubitava della regolarità delle sue prestazioni. Intanto il secondo Tour de France è già in bacheca.

LP

Nel servizio l'intervista a Chris Froome:
Voglio iniziare ringraziando i miei compagni di squadra: “Senza di voi – ragazzi – non sarei mai riuscito ad essere su questo palco. Richie, Wout, Ian, G, Pete, Luke, Nico and Leo – a voi il mio più grande rispetto a la massima gratitudine. Questa maglia gialla è tanto vostra, quanto mia.
La maglia gialla è speciale, lo è veramente tanto. Comprendo e rispetto la sua storia, quella buona e quella meno. La rispetterò sempre e mai la disonorerò. Sarò sempre fiero ed orgoglioso di averla vinta
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