Il Giro incorona Froome e boccia Aru

Aveva già dominato Tour e Vuelta e dunque doveva solo chiudere il cerchio. Figurarsi se Chris Froome si lasciava inghiottire dalle voragini di Roma che hanno garantito una figuraccia internazionale, ma non ha influito sulla regolaità di una corsa bellissima. L'ultima vittoria dell'irlandese Bennet che con Viviani si è diviso le occasioni per velocisti e in generale non è sbagliato dire sia stato il Giro più bello degli ultimi anni. Lo ha vinto chi più lo ha meritato, chi più ha sofferto. A cominciare da quella mattina a Gerusalemme  con una caduta che pareva aver stoppato sul nascere i sogni di gloria. Poi le prime salite, le sofferenze e Yates che sembrava irraggiungibile. Raggiunto invece e schiantato sulle montagne friulane quando l'uomo del Team Sky ha firmato il suo trionfo. Il re è lui, ma applausi li meritano anche il ciclamino Viviani, la sorpresa Yates, i combattivi Dumoulin e Pozzovivo. Il grande bocciato Fabio Aru: doveva lottare per il successo, ciondolava perso tra le ammiraglie. Un predestinato mai diventato grande. Chi campione lo è davvero può soffrire, ma trova sempre il colpo di pedale per rinascere.

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