Chi ha provato a restar sveglio ha avuto ragione. Solo che poi non si è addormentato più, ha combattuto con i battiti impazziti e preso a bracciate il divano. Greg è d'oro, tutto d'oro. Una prova di superiorità imbarazzante, una progressione da colorare l'acqua della piscina, l'unica per altro rimasta azzurra. Ha vinto da campione quale è più forte di un pronostico che lo voleva primo e basta, più forte di una pressione che avrebbe sbriciolato chiunque. Paltrinieri no, ha aggredito 4 anni di sacrifici, di vasche anonime, di allenamenti forzati a tutte le ore. Di rinunce, quelle per le quali è lecito chiedersi se ne varrà la pena. Ha vinto Gregorio da Carpi come pochissimi, forse come nessuno. Ha veleggiato su onde che non c'erano, acceso il motore del suo off shore. Dopo di lui, molto dopo di lui, il gotha del nuoto mondiale relegato per una notte a contorno, nuotatore della domenica, appassionato. L'oro di Greg è di quelli veri anche per chi lo racconta. Spalle larghe e fianchi stretti, con lui non si può nemmeno sbagliare il titolo. Il doping emiliano per eccellenza è un tortellino di sorrisi e cose buone. L'oro di Greg è l'oro di un popolo ha saputo ripartire, ricostruirsi e rilanciarsi. Greg nuotava anche quando la terra tremava, farlo a Rio è solo un grande carnevale.
Roberto Chiesa
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