Il solito Cesena dignitoso e rullato, il solito allenatore discretino e mazziato. Un terzo di Juve ne fa 3, magari quella vera ne avrebbe fatti 9. E tutto nonostante la solita bella partenza che porta addirittura al vantaggio bianconero, oggi verde. Giaccherini lunga sul secondo palo, Schelotto fa il ponte e Jimenez va dentro. Ci mette un po’ la Juve ad entrare in partita, il Cesena fa quello che fa normalmente nel primo tempo. E cioè gioca un calcio geometrico e piuttosto piacevole, ma di pungere non se ne parla e allora le squadre vere, anche rabberciate vengono fuori. Il pari fa un po’ discutere ed è un peccato perché magari da sempre l’alibi a chi dovrebbe e invece non paga mai. Pellegrino e Bonucci si strattonano, rigore largo. Del Piero fa pari. Gira il match perché Pellegrino si prende il secondo giallo e Ficcadenti anziché fare il cambio aspetta di prendere il 2-1 da Quagliarella. Adesso fa il cambio, ma Banalouine per Schelotto è quasi una barzelletta. Comunque si continua. Secondo tempo e poco da dire. La Juve gira palla e il Cesena non sbraga mai. Perché giocare bene e perdere, insegnava Bruno Bolchi, è la cosa più semplice del mondo. In realtà perderle tutte non è neppure semplicissimo ma tant’è. Ficcandenti si esibisce con il giovane Rodriguez in campo perché Malonga se ne sta punito a casa. Nel finale c’è un Cesena anche per Iaquinta che non segna mai e oggi invece fissa il 3-1. Cosa dovrebbero succedere? Di tutto. Cosa succederà? Nulla.
Roberto Chiesa
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