Magia di Dettori, l'Arc de Triomphe parla italiano
Non c'è un posto vuoto all'Ippodrono di Longchamp e queste immagini fanno tristi gli appassionati italiani abituati a riunioni in anelli frequentati da pochi pensionati o nulla più. Ma c'è anche orgoglio italiano nella corsa più famosa d'Europa, c'è l'orgoglio di vedere Frankie Dettori conquistare Parigi per la quarta volta in carriera. Una carriera ripartita per il jockey di orgine milanese, da tempo trasferito a Londra. E infatti la corsa l'ha sbancata in sella al purosangue britannico Golden Horn, allenato da quel Gosden che ha ripescato Lanfranco detto Frankie quando ormai il grande galoppo non sembrava più una cosa per lui. Il quarantaquattrenne ha pennellato l'arrivo, con una di quelle progressioni di cui i più non lo ritenevano più capace, lui che già aveva vinto 3 volte l'Arc de Triomphe ma che ultimamente portava in giro la sua fama come un monumento ai caduti. Per lui anche una partecipazione con poca fortuna, ma discreto ingaggio (così si dice) al Grande Fratello Inglese. E' tornato Lanfranco detto Frankie per spezzare il sogno di Treve, la femmina francese vincitrice delle ultime 2 edizioni e in corsa per essere l'unico cavallo a fare tris. Solo terza sul traguardo, calata al momento del cambio di passo. Contro Flintshire guidato dal quotatissimo Guyon, sono state le braccia di Dettori a fare la differenza e mettere un po' di Italia in questa edizione di una corsa che non ha cavalli italiani tra i protagonisti e che non vinciamo dai tempi di Tony Bin. Era il 1988, la gente andava all'ippodromo. Il gioco sosteneva gli allevatori e nascevano buoni cavalli. Una storia forse chiusa per sempre.
r.c.
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