Non è solo la storia del ciclismo. Quella di Alfredo Martini è la storia di un uomo che in bicicletta ha attraversato le varie epoche. Era il grande vecchio, un museo di favola e memoria. Si è arreso a 93 anni, ormai malfermo ma non opaco. Non sbagliava un racconto, una data. Dicono che il suo miracolo da C.T. fu quello di far coesistere Moser e Saronni, ma che difficoltà poteva avere uno che ha messo insieme Bartali e Coppi? Ha corso per ottanta anni, prima sulla bici e poi sull'ammiraglia. Ha vinto 6 mondiali. Un record destinato a restare per sempre; Moser, Saronni, Fondriest, Argentin e due volte Bugno. Ha guidato tutti senza intervenire perchè la corsa, diceva Ballerini, viene sempre come vuole lui. Uno dei suoi "il Ballero". E quando è mancato Alfredo ha sentito freddo. L'occhio si velato. Ha fatto il partigiano e combattuto per sè e per l'Italia. Ma nessuno poteva toccare i suoi ragazzi. I giornalisti come la vita. Un'altra ombra gli ha tagliato il petto come un coltello. La tragedia di Marco Pantani. Si rimproverava, il vecchio, di non averlo aiutato. E così, padre e nonno buono dai suoi riverito come il custode di antichi segreti e valori. Paolo Bettini gli ha portato la nazionale in processione, a casa, quando ormai per lui uscire era diventato un problema. Ieri sera ha fatto sfilare il gruppo. Martini è dentro l'ammiraglia.
Roberto Chiesa
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