La prima volta della Russia, la prima del mondo arabo. Sull’onda delle nazioni emergenti, il calcio allarga i suoi confini, dall’Europa dell’est con i mondiali del 2018, fino alla penisola arabica per l’edizione del 2022. Era una prima volta anche l’assegnazione di due edizioni insieme e la Fifa o meglio Josefh Blatter, ha regalato un doppio colpo a sensazione affidando i mondiali a due paesi calcisticamente nuovi. Si giocherà per la prima volta negli stadi russi, quelli dove Luciano Spalletti ha portato un po’ d’Italia con la vittoria del titolo a San Pietroburgo. Quattro anni dopo si giocherà nel piccolo territorio del Qatar, undicimila chilometri quadrati, all’incirca poco più di una regione italiana. Un paese piccolo, senza tradizioni e con un clima sfavorevole, ma organizzatori garantiscono stadi raffreddati con aria condizionata. “Mai finora – ha affermato Blatter – la coppa del mondo era stata ospitata nell’Europa dell’est o nel Medio Oriente. Il mondo arabo ha aspettato a lungo il suo momento – ha ricordato il numero 1 della Fifa – un momento che ora è arrivato”. Le grandi sconfitte sono l’Inghilterra, la patria del calcio, la Spagna campione del mondo che si era presentata con il Portogallo e gli Stati Uniti, nonostante la sponsorizzazione del presidente Obama. Addio alla vecchia geografia del calcio, oggi prevalgono business e voglia di cambiare.
Palmiro Faetanini
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