Nel tempio Honda di Motegi, c’è gloria per il samurai Tamada e le imprendibili Bridgestone, ma il vero vincitore è ancora una volta lui, il dottor Rossi da Tavullia. Valentino capisce subito che la guerra vale più di una battaglia e si accontenta di amministrare a cavallo di una M1 che fa ampiamente il suo dovere. Il secondo posto finale va benissimo, specie se il rivale più pericoloso è un sete Gibernau sempre più in crisi di risultati. 39 punti di vantaggio a quattro gare dal termine il bottino più che rassicurante per il pilota pescarese. La corsa racconta già tutto alla prima curva. Hopkins scatta velocissimo dalla griglia, Capirossi osa troppo in staccata e tocca lo statunitense. Nella baruffa rimangono coinvolti anche la suzuki di roberts, e le honda di Biaggi, edwards e Haiden. Svanito il polverone, ricompare una gara decimata dove Vale si prende la testa per i primi cinque giri, poi quando le Michelin cominciano a scivolare troppo sull’asfalto giapponese lascia via libera a Tamada. Il monologo della honda canarino prosegue fin sotto la bandiera a scacchi, Vale senza dannarsi si accontenta della seconda piazza. Le prodigiose Bridgestone riescono anche nell’impresa di riportare sul podio, dopo vent’anni, una Kawasaki. Il centauro che si ritaglia un pezzettino di storia è un altro profeta in patria, shinja nakano. Seguono la honda ufficiale di Barros, l’altra yamaha del grintosissimo melandri ed un anonimo sete Gibernau. Il sesto posto per lo spagnolo è tutto sommato grasso che cola, senza il motoscontro iniziale, altri piloti gli avrebbero portato via punti. Seconda gara a secco per Max Biaggi, che questa volta può recriminare contro la sfortuna. La sua honda era davanti a tutti nel warm up, per il mondiale se ne riparla il prossimo anno, sempre Vale permettendo.
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