Il maltempo rinvia di 24 ore e annacqua un po’ di emozioni. Giove Pluvio trasloca l’ultimo atto alla pausa pranzo del lunedì e Nadal-Djokovic, l’evento, diventa una finale per barbieri e addetti. Con il regolamento che non consente rimborsi di biglietto chi non può andare al Foro si gonfia il fegato, ma in realtà non perde una grandissima finale. Rafa infila il terzo major dell’anno sul rosso dopo Barcellona e Montecarlo, trasforma Roma (sesto successo nella città eterna) nel giardino di casa sua, e ritorna numero 2 del mondo scavalcando Federer. Djokovic, il primo giocatore al mondo si arrende 7-5 6-3. Falloso, le statistiche contano se non altro per riconoscere chi le compila e raccontano di 39 errori gratuiti nel match di Nole. Troppa roba da lasciar li, troppe occasioni, palle break sfumate con il maiorchino a picchiare come un portuale su ogni mezza palla che si lasciasse attaccare. Insolitamente nervoso, Djokovic a spaccar racchette e litigare coi giudici salvo poi spiegare come tutta la domenica ad aspettare che spiovesse gli abbia fatto perdere le staffe. Una domenica strana, certo, nella quale però almeno pare piovesse anche per Nadal.
Roberto Chiesa
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