Nataša Kova?evi?: il mio basket dopo l'amputazione della gamba
"Al momento dell'incidente ero a Gyor, in Ungheria, dove avrei dovuto giocare la mia prima stagione in Eurolega. Sfortunatamente però, durante una trasferta, il nostro autobus fu coinvolto in un sinistro e persi parte della mia gamba sinistra".
La situazione apparse subito molto grave e Nataša si rese immediatamente conto di aver perso la gamba tra quelle lamiere.
"Per prima cosa pensai: . Da quel momento ho cercato di essere positiva, ed anche grazie alla vicinanza di famiglia ed amici sono riuscita a tornare ancora a giocare a pallacanestro".
E non pallacanestro paralimpica, bensì torno a giocare - appena due anni più tardi, l'11 novembre 2015 - una partita tra normodotate, segnando pure 5 punti in 15 minuti nel successo per 78-47 della sua Stella Rossa nei confronti dello Student Nis:
"É difficile dire cosa abbia provato nel tornare in campo, mi sono sempre sentita parte di questo sport e ti direi che non è cambiato nulla in 26 mesi. Non ho pensato troppo ai due anni spesi nella riabilitazione, ma semplicemente mi son detta: . Quello che posso dire è che sono orgogliosa di vestire la casacca della Stella Rossa, poi qualche giorno più tardi abbiamo anche vinto la Coppa di Serbia, che è stata un'emozione fantastica. Speriamo di continuare così anche ai play-off".
Nulla è cambiato per Nataša e nulla la porta a ritenersi un simbolo, un'icona, per il suo particolare vissuto:
"Non credo di essere un'icona per quel che mi è successo, ma la stessa persona che ero prima dell'incidente e non mi piace immaginarmi in quei termini. Voglio solo continuare a vivere la mia vita secondo le mie regole senza soffermarmi troppo su quel che gli altri possano dire di me. Talvolta qualche bambino o bambina è venuto da me dicendomi di conoscere la mia storia e per questo di aver iniziato a giocare a basket; questo mi ha fatto capire che tutto quello che ho fatto aveva un senso ed è questa la sensazione più fantastica che ci sia".
Infine un messaggio per coloro che - per imbarazzo o vergogna - non riescono a superare questo genere di prove che la vita o il Fato possono presentare:
"Gli incidenti succedono e non c'è nulla di cui vergognarsi, penso che le persone debbano parlarne e più lo si fa, minore sarà il senso di imbarazzo. Tutte le persone sono uguali, il mio messaggio per tutte le persone che abbiano vissuto un'esperienza del genere è di restare positivi, e con l'appoggio di amici e famiglia sarete in grado di fare tutto ciò che vorrete".
Luca Pelliccioni