Tantanka è il più forte. E onora un soprannome impegnativo che si porta dietro dal giorno del primo trionfo. Era il 2007, erano i mondiali di Chicago. Da li a oggi sacrifici, due argenti olimpici e anche sette mesi di stop. Sempre avanti, atteggiamento spavaldo e grande capacità di soffrire. Oro nella categoria regina, quella dei massimi, dominio di solito spartito tra i pugili cubani e quelli dell'est europeo. Tre riprese nette per la vittoria ai punti del re di Marcianise che ha lavorato atleticamente meglio di un avversario più alto e con un mancino d'incontro insidioso ma senza il pugno demolitore in canna. L'ha vinta pensando, ma anche facendo vedere di non aver perso la velocità d'esecuzione nemmeno quando ad un certo punto il pugilato sembrava inevitabilmente far parte del suo passato. Cercava la conferma che la classe resta innata e che adesso potrà pensare serenamente all’unico obiettivo che gli manca, l’oro olimpico ai Giochi di Rio 2016. Una medaglia per la moglie Laura Maddaloni, con la quale ha condiviso anche mesi difficili per la nascita prematura delle gemelle. Una medaglia per la boxe azzurra che resta viva in una transizione. Dopo due Mondiali a secco, Clemente si riprende l’oro che forse qualcuno non s’aspettava più. I bronzi di Valentino e Cammarelle chiudono una spedizione che ha avuto sostanza e acuto e che fa dire che alla boxe azzurra di star meglio di ieri e forse peggio di domani.
Roberto Chiesa
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