“Non siamo nazisti, siamo nazionalisti”. Non restano molti dubbi sulla matrice politica che ha ispirato le violenze di ieri sera allo stadio Ferraris di Genova. Uno dei teppisti fermati ha spiegato che la gara tra Italia e Serbia era il palcoscenico ideale per fare conoscere le loro motivazioni. “Siamo contro l’entrata della Serbia nell’Unione Europea e contro l’indipendenza del Kosovo – ha aggiunto.” Appurata l’origine degli scontri, resta da capire come gli hoolingans siano riusciti ad arrivare a Genova e superare l’ingresso dello stadio con spranghe e razzi per dare luogo alle violente contestazioni che hanno provocato la sospensione del match. Il bilancio degli scontri con le forze dell’ordine, proseguiti nei dintorni di Marassi fino alle 2 di notte, parla di 20 feriti e 17 arrestati, tra cui il tifoso incappucciato che aveva orchestrato rissa. Sotto accusa è finito il ministro Maroni e il sistema di sicurezza, criticato dal sindaco di Genova e preso di mira anche da alcuni rappresentanti di Pd e Idv. “Abbiamo evitato una strage” – la replica del Viminale che ha ottenuto la solidarietà del centrodestra. Dichiarazioni discordanti arrivano dalla Serbia. Scuse formali dal ministro degli esteri, critiche all’organizzazione da parte del ministro dell’interno e il vicepremier serbo. Intanto la Uefa ha fatto sapere che l’inchiesta disciplinare sugli incidenti di ieri servirà a verificare anche le responsabilità della Federazione che organizza e deve garantire la sicurezza nello stadio.
Riproduzione riservata ©