Quando lo vince Alessandra, viene quasi da dire "solo" argento. Quando la seconda è la più forte tocca scomodare la legge dello sport, il regolamento, lo shoot off che per chi non frequenta il Tiro a Volo assomiglia ai calci di rigore. Le emozioni con la Perilli sono garantite. A cominciare da una mattina da gastrite con un 21 nella prima serie che poteva anche far pensare ad una resa anticipata. Ma quando non c'è più margine d'errore esce il campione, quindi la seconda è un 25 nei denti a gufi della prima e ultima ora. 25 e 23 la seconda e la terza per un 69 complessivo da prime 6 e quindi da semifinale. Il secondo atto di primo pomeriggio con la Perilli che spara 12, appena un piattello in meno della neozelandese Rooney con la quale si va al gold medal match. Si giocano l'oro che per Alessandra sarebbe storia e raddoppio dopo quello di un anno fa. Una finale difficile con la sammarinese sempre di rincorsa e sul punto di mollare quando a 2 piattelli dalla fine la Rooney ne ha 2 di vantaggio. Ma la Perilli non finisce mai e il braccino braccione della Rooney trema. A farla breve è un doppio zero che vale lo shoot off e Luca Di Mari è. Parla, carica, rassicura. Comincia un'altra neverending story con 9 piattelli su 9 colpiti da una parte e dall'altra e il decimo fatale. Fuma quello della Rooney e ad Alessandra fumano altre cose. Ma l'argento è una difesa meravigliosa di una Coppa che si dice si vinca una volta. E la considerazione finale è che ricaricarsi così in fretta dopo Rio, ritrovarsi così competitiva dopo il grande freddo rivela che dentro Alessandra brucia ancora il sacro fuoco. E' la risposta che oggi le si poteva chiedere. Argento vuol dire che vincerà ancora, presto, tanto.
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