Mano mano che prendeva corpo l'inattesa scivolata di Brescia e Milano sentiva l'odore della vetta, l'Armani scalava la marcia. E peccato per una Pesaro che dopo il tonfo di Cantù si è ritrovata per stare in partita almeno tre quarti. L'ultimo no, l'ultimo è servito agli umoni di Pianigiani per volare via. Ritrovata e ultima la Vuelle, agganciata anche da Brindisi in una classifica sempre più complicata. Kunzminkas sarà tesserato in tempo per l'Olympiacos, ma quella dell'Adriatic Arena è la Milano versione classica. Che parte a tutta facendo leva su una fisicità diversa che vale lo 0-8 in avvio, un vantaggio che nel primo tempo non si sposta di molto anche quando Pesaro comincia di fatto a giocare e trovare il canestro, agli ospiti basta distendersi in contropiede. Leka insiste con la zona e qualcosa si muove, ma non abbastanza almeno fino all'intervallo lungo quando inizia la fase in cui sono le difese a brevalere. Mika da una parte, Cusin dall'altra con il milanese che commette però il terzo fallo e costringe Pianigiani a ruotare. Cambi che non peggiorano, anzi. L'Armani è forse più sul pezzo e la panchina lunga è necessità in Europa e lusso in campionato. Che Pesaro non ha. Nel terzo l'Adriatic Arena sogna sulle ali di un Omogbo strepitoso tornato sui livelli di inizio stagione. Con 11 punti in 10 infuocatissimi minuti porta la Vuelle ad un solo possesso di ritardo. E' il 43-45. Ci siamo, Moore pareggia e Monaldi della lunetta si inventa anche il sorpasso. Si combatte, e qui Pianigiani si gioca una rotazione ampia che gli consente di alzare il ritmo mentre le gambe di quelli di Leka sono già in riserva. Quando si dovrebbe giocare un colpo e un colpo, Pesaro si arena. Non si arrende ma si Arena, mentre Milano prende forza e addio. Jerrels infierisce dalla lunga distanza, in pochi minuti arriva il +12 definitivo. Finisce 64-78, semplicemente un pronostico che si chiude. Ma la Vuelle esce tra gli applausi, ritrova la vicinza di un pubblico che ora dall'ultimo posto della classifica servirà parecchio.
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