Non solo se l'è giocata, è andata vicino a vincerla e poteva vincerla. Quindi la Consultinvest torna da Milano con il pieno di rimpianti, i soliti problemi e una classifica peggiorata da quel che è successo sugli altri campi. Tutto mentre Armani non ha risolto nulla, anzi. Nel pieno di una crisi di identità ha comunque aumentato il vantaggio a 4 sulle seconde e insomma pur nel marasma di un contesto tutto nero, comanda o quasi. Pesaro ci ha messo quello che ha e ha pagato il peccato originale. Quell'essere così leggera sotto canestro da costringersi sempre o quasi a tirare da fuori. Anche forzando, soprattutto quando Milano fa la cosa che deve fare e cioè impedire a Jones di prendere posizione. La partenza degli ospiti è ottima, la tante palle perse e la confusione dell'Olimpia porta Consultinvest al +12 sul 10-22, poi la momentanea uscita di Jones gravato di falli da a Repesa l'idea Macvan e Pascolo. Non cose eccezionali, ma la coppia di lunghi comincia le operazioni di rientro che punto dopo punto si fanno credibili. Perché migliora l'agonismo che vale l'aggancio, ma Ceron e Harrow provano un nuovo strappo. La partita non è bella, ma avvincente. Dominano le palle perse, Pesaro è spesso costretta a tirare al limite dei 24 secondi, mentre Milano scappa a +10. Un'altra Milano l'avrebbe chiusa lì, questa la riapre. Merito dei ragazzi di Bucchi che restano lì aggrappati all'impresa distante appena un possesso. Il finale è palpitante e il festival del fallo sistematico premia Milano che tira un grosso sospiro di sollievo e la fa sua 88-84.
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