Scivola via il velo dal Giro d'Italia 2019, quello n° 102, che dopo 21 anni torna a tingere di biancazzurro la corsa rosa. Si comincia l'11 maggio e si chiude il 2 giugno, in entrambi i casi con una cronometro. La prima a Bologna, col traguardo sull'ostica salita di San Luca – 9% di pendenza media e picchi del 16% - a dare il benvenuto ai partecipanti. L'ultima a Verona, 15,6 km dalla Fiera fino all'Arena, teatro dell'incoronazione del campione.
In mezzo però ci sarà un'altra crono individuale, sicuramente più preziosa per gli appassionati della Repubblica. È la tappa n°9 del 19 maggio, 34,7 km da Riccione a San Marino, passando anche per Faetano, Montegiardino e Fiorentino. Una frazione che piace anche al campione in carica Chris Froome, che però non svela ancora se ci sarà pure lui.
La tappa del Titano sarà l'ultima del primo blocco. Nel quale ci sono un omaggio al mitico Leonardo – con l'arrivo nella sua Vinci il 13 maggio, 500° anniversario della morte – e si toccherà il punto più a sud nella tappa 6, col traguardo di San Giovanni Rotondo. Dopo San Marino invece c'è il riposo – 20 maggio – quindi qualche frazione pianeggiante fino alla Novi Ligure di Costante Girardengo. Segue, il 23 maggio, un remake della storica Cuneo-Pinerolo del 10 giugno 1949, stravinta da un Fausto Coppi che, quel giorno, scrisse una delle pagine più importanti della storia del ciclismo.
La frazione in questione contiene anche il primo GPM di prima categoria, il Montoso, segno che si inizia a far sul serio. Quindi altre due tappe in salita, poi la pianeggiante Ivrea-Como la più lunga dell'edizione, con 237 km, e il riposo del 27 maggio, l'ultima prima della tempesta finale.
Aperta il giorno dopo dalla prova più terribile, la Lovere-Ponte di Legno: 226 km con in mezzo il Gavia – quest'anno Cima Coppi -e Mortirolo, facile che molto si decida su queste alture. Tra il tappone e l'epilogo veronese ci sono altre quattro prove, una tranquilla – la Valdaora-Santa Maria di Sala del 30 maggio – e le altre ancora montagnose.
RM
Nel servizio le parole di Chris Froome, vincitore del Giro d'Italia 2018, sulla cronometro Riccione-San Marino.
In mezzo però ci sarà un'altra crono individuale, sicuramente più preziosa per gli appassionati della Repubblica. È la tappa n°9 del 19 maggio, 34,7 km da Riccione a San Marino, passando anche per Faetano, Montegiardino e Fiorentino. Una frazione che piace anche al campione in carica Chris Froome, che però non svela ancora se ci sarà pure lui.
La tappa del Titano sarà l'ultima del primo blocco. Nel quale ci sono un omaggio al mitico Leonardo – con l'arrivo nella sua Vinci il 13 maggio, 500° anniversario della morte – e si toccherà il punto più a sud nella tappa 6, col traguardo di San Giovanni Rotondo. Dopo San Marino invece c'è il riposo – 20 maggio – quindi qualche frazione pianeggiante fino alla Novi Ligure di Costante Girardengo. Segue, il 23 maggio, un remake della storica Cuneo-Pinerolo del 10 giugno 1949, stravinta da un Fausto Coppi che, quel giorno, scrisse una delle pagine più importanti della storia del ciclismo.
La frazione in questione contiene anche il primo GPM di prima categoria, il Montoso, segno che si inizia a far sul serio. Quindi altre due tappe in salita, poi la pianeggiante Ivrea-Como la più lunga dell'edizione, con 237 km, e il riposo del 27 maggio, l'ultima prima della tempesta finale.
Aperta il giorno dopo dalla prova più terribile, la Lovere-Ponte di Legno: 226 km con in mezzo il Gavia – quest'anno Cima Coppi -e Mortirolo, facile che molto si decida su queste alture. Tra il tappone e l'epilogo veronese ci sono altre quattro prove, una tranquilla – la Valdaora-Santa Maria di Sala del 30 maggio – e le altre ancora montagnose.
RM
Nel servizio le parole di Chris Froome, vincitore del Giro d'Italia 2018, sulla cronometro Riccione-San Marino.
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