Il primo semifinalista
Nella sfida seguente gli sconfitti all'esordio, Berdych e Tsonga che si giocano le residue speranze di rimanere a galla. La spunta il ceco, che si aggiudica un primo, combattutissimo set per 7-5 grazie ad un servizio più solido e fruttuoso che si aggira intorno al 75% di punti ottenuti. Nessuna palla break concessa a differenza del numero uno francese che ne salva 3 su 4, pagando il minimo sindacale.
La reazione nel secondo set, con Jo-Wilfried più aggressivo sulla seconda dell'avversario che cede il servizio all'ottavo gioco: si va al terzo.
L'inerzia è per Tsonga che, incredibilmente, si sfalda. Meno di 4 prime su 10 in campo, due palle break concesse e prontamente trasformate da Berdych che non concede pari trattamento, rispolverando una gran prima palla che gli permette di aggiudicarsi partita e incontro per 7-5. 3-6, 6-1.
I riflettori mediatici erano però tutti orientati verso la super sfida tra Murray e Djokovic.
Lo scozzese si scorda le buone maniere, accogliendo l'ospite con un secco 6-4, sfoggiando un'incredibile solidità al servizio che gli frutta 12 punti su 12 con la prima palla; e una ritrovata aggressività in risposta (13 punti, contro i 3 di Nole, arrivano in questo modo).
Djokovic è chiamato alla rimonta in una situazione ambientale tutt'altro che fredda e accondiscendente, per giunta contro un Murray in grande crescita. Il secondo set corre sul filo dell'equilibrio e si decide nell'unica palla break concessa e non difesa da Murray. Djokovic ritrova il suo ritmo e concede un'unica occasione allo scozzese, che non la sfrutta.
Si va al terzo set, con l'inerzia questa volta che strizza l'occhio al serbo. Una partita al cardiopalma, che sale di tono complice la stanchezza dei due interpreti. Dopo 2 ore e 38 minuti di gioco la spunta Nole, che si aggiudica l'incontro per 4-6, 6-3, 7-5 ipotecando il passaggio del turno che Murray dovrà necessariamente confermare contro Tsonga, ormai fuori. A Berdych serve qualcosa più di un miracolo per scalzare lo scozzese dal posto in semifinale che sembra portare già il suo nome.
Luca Pelliccioni