Si chiamano Paralimpiadi e non Olimpiadi di serie B. Perchè non lo sono. "Rispettateci come atleti oppure lasciateci a casa", ha detto Alex Zanardi forse il più bravo a metterci la faccia lui che nella vita è stato quasi tutto. Prima e dopo. Pilota e atleta paralimpico.L’esempio suo e di altri ha spinto tanti a uscire di casa, a mostrarsi, a fare sport. E un disabile che fa sport rischia meno di ammalarsi. Di mollare. Di spiaggiarsi sul divano e accendere la tv. Ci sono storie di sport e di vita dietro una Paralimpiade che può essere sogno di una vita o riscatto sulla vita. Può essere rabbia o talento, ma è sport. Di livello assoluto. Si comincia domani con la cerimonia e poi Rio aprirà gli impianti, gli stessi dell'Olimpiade per far gareggiare i 4.300 atleti di 175 nazioni. Pattuglia azzurra record, 101 mai così tanti. E un canale dedicato su RaiSport. Si accende il braciere e brucia la voglia di arrivare al giorno in cui gli ausili aiuteranno i paralimpici a giocarsela alla pari in un'unica grande olimpiade. Ci vorrà tempo, ci sono troppe linee di demarcazione da cancellare. Per il momento evitiamo semplicemente di usare la parola disabili, a Rio c'è sport di livello, di qualità. A Rio c'è solo abilità.
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